Quando un album viene pompato e pluriannunciato ancor prima che una sola nota sia scritta mi suscita sempre dei grossi sospetti, frutto probabilmente della mia “italianità” , ma come diceva “quello” “ a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”…Beh anche questa volta non siamo andati molto lontano dalla verità… Per non risultare vecchio, nostalgico e superato dovrei dire entusiasticamente che questo è il metal del futuro, grandi Behemoth, la nuova evoluzione, bla bla bla… cazzate! Sto album non fa schifo, perché ha degli spunti interessanti, ma nel complesso è una delusione mortale, tutto quanto fatto di buono dai Behemoth nella loro carriera viene spazzato via da questo album mediocre, questo è l’
“Illud Divinum Insanus ” dei Behemoth, non dico che arriva allo stesso pietoso livello, ma qualitativamente, se paragonato al resto della loro discografia, occupa lo stesso posto, ultimo degli ultimi. Da un punto di vista strettamente evolutivo/musicale
“The Satanist” può essere paragonato a
“Pandemonic Incantations” , se solo il futuro ci regalerà album all’altezza dell’evoluzione iniziata dai Behemoth con quell’album, continuata con lo spettacolare
“Thelema.6” e conclusasi con
“Demigod” , da li in poi sarebbe stato solo un vivacchiare più o meno bene sugli allori…
“The Satanist” dunque è un disco di passaggio che ci vuole o vorrà introdurre alla terza fase della carriera dei Behemoth, una fase fatta di molti synth/effetti, una buona dose di megalomania, un sound ibrido tra black/death con un riffing moscio e poco ispirato e un approccio melodico di più facile assimilazione. L’emblema di quanto detto è la title track, non avrei mai creduto che i Behemoth potessero cadere così in basso, una canzonetta leggerina leggerina soprattutto all’inizio, dove di “satanico” , “diabolico” e “behemottiano” (permettetemi il termine) c’è solo il nome, un assolo finto rock a metà del pezzo non fa che affossare ancora di più le cose. Nel pezzo aleggia un non so che di
Dimmu Borgir/Nile/Morbid Angel ultima maniera, cioè solo orpelli e nessuna sostanza . Ovviamente nei nove pezzi ci sono anche brani come
“Furor Divinus” o
“Amen” che riprendono la furia degli album precedenti, ma ho come l’impressione che sia stata più un contentino per i “vecchi” fans che un qualcosa di veramente sentito, visto anche che appena si può si tira subito il fiato. La cosa assurda e che mai mi sarei aspettato di dover scrivere riguardo ai Behemoth è la pochezza in ambito ritmico che si riscontra in tutto l’album, un pezzo come “
Ora Pro Nobis Lucifer” è veramente l’apposto di quello che ci saremmo aspettati da una band come i Behemoth, infatti è incredibile come il brano manchi di potenza e di impatto e si basi quasi tutto sull’atmosfera e sugli arrangiamenti.
“In The Absence Ov Light” continua l’allucinante viaggio dei “nuovi” Behemoth, basandosi in apertura su uno sfogo death di bassa fattura, si passa poi ad una parte narrata (in polacco) , che dovrebbe assurgere a qualcosa di epico e che invece manifesta la totale inadeguatezza dei Behemoth in queste vesti, per terminare poi in un’atmosfera incompiuta epic/black. La chiusura dell’album spetta a
“O Father O Satan O Sun” , pezzo epico di oltre 7 minuti “impreziosito” da un solo imbarazzante e basato su un’alternanza tra un mid tempos semplice, scontato e a bassissimo impatto e una parte un po’ più tirata. Il chorus semi-pulito e la parte narrata, mi fanno dubitare ancor di più sulla reale portata “artistica” di questo brano, che assurge a sconcertante summa di quanto fatto nel resto dell’album... “The Satanist” è l’album che più di ogni altro dividerà i fans, un po’ meno la “critica” che nella maggior parte dei casi è sempre pronta a prostrarsi di fronte a qualsiasi nefandezza provenga dai gruppi di punta delle (ultime) grosse labels ancora esistenti… Io mi limito “semplicemente” a manifestare ancora una volta i miei forti dubbi riguardo l’album e verso la spontaneità dell’evoluzione intrapresa dalla band polacca, mi interrogo sui perché di quest’album e intanto ne resto interdetto…