Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:43 min.
Etichetta:The Leaders Group

Tracklist

  1. ANTI-HUMAN - INTRO
  2. DIUUM DEUS
  3. EMPIRE OF PAIN
  4. LUX FERA
  5. MY NIGHTMARE
  6. THE SCRIBE OF THE GODS
  7. FROZEN

Line up

  • Morbid XIII: vocals, guitar, bass
  • Pzy-clone: keyboards
  • Hellhammer: drums
  • Antares: guest vocals
  • Attila Csihar: guest vocals

Voto medio utenti

Progetto che vede la figura di Morbid come mastermind indiscusso, i symphonic blakc metaller Dynasty of Darkness vedono finalmente pubblicato il loro debut album “Empire of pain” dopo diverse vicissitudini legali che hanno tenuto in scacco la band per quasi due anni.
Morbid si occupa delle liriche, delle chitarre e del basso, ma nella realizzazione dell’album ha beneficiato della collaborazione di noti ed apprezzati musicisti della scena black quali Hellhammer (N.d.r.: per ovvie ragioni non sto ad elencare le band in cui il buon Jan Axel collabora o ha collaborato) alla batteria, Psy-clone alle tastiere (già in The Kovenant), nonché di ospitate dietro al microfono di Antares (Eyes of Noctum) in “Diuum deus” e di Attila Csihar (anche in questo caso le collaborazioni sono troppe per esser elencate) in “Lux fera”.
Decisamente un ensamble interessante quello messo insieme dal Morbid, per una band il cui nome era conosciuto solo da pochissimi adepti dell’underground.
“Empire of pain” si compone di sette tracce di black metal sinfonico ed atmosferico di fattura superiore alla media, le orchestrazioni di Psy-clone - ora di sottofondo, ora predominanti – attirano l’attenzione fin dalle primissime battute e la registrazione pulita rende loro la giustizia che meritano.
Anche se durante lo scorrere dei minuti è impossibile non pensare a “monstre” quali Dimmu Borgir e Cradle of Filth, il songwriting dei Dynasty of Darkness è articolato e personale.
Il registro scorre fra momenti più epici ed oscuri (valga come esempio la titletrack) ed altri in cui si preferisce un impatto maggiore (v. “Diuum deus”) ma senza perdersi in orpelli inutili o finire “fuori giri” per troppa voglia di mettere tutto subito in mostra.
Per essere un debut album è un lavoro molto professionale e curato, e tutto lascia ben pensare per una carriera in ascesa sempre che Morbid continui a lavorare con scrupolo e impengo come ha fatto fino ad ora.
Da seguire.

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