Dunque, dunque..come avevo concluso la recensione di "The Power Within"? Ah ecco, così:
"Vedremo se anche in sede live, dove peraltro non hanno mai deluso, riusciranno a mantere questi standard, in particolare nella persona di Marc Hudson, che almeno su disco si è mostrato nettamente superiore al suo predecessore."Mettiamo subito in chiaro una cosa: dopo aver visto i
DragonForce in sede live, posso dirvi senza ombra di dubbio che Marc Hudson è un mostro. Non solo è dotato di una voce strepitosa e dal range inusitato, ma è anche in grado di tenere il palco come ho visto fare a pochi, riuscendo a calamitare l'attenzione del pubblico sia durante i brani sia durante i momenti di relax tra un brano e l'altro, grazie a un carisma innato e a una simpatia e senso dell'umorismo (e non humor inglese!) dilaganti.
Premesso questo, parliamo di "
Maximum Overload", sesto disco della carriera ormai pluridecennale della chiacchieratissima band inglese. Perchè chiacchieratissima? Ma dai, se siete nell'ambito metal da almeno 5 o 6 anni non potete non aver mai sentito attorno a voi qualche dibattito riguardo l'effettiva bontà del combo capitanato dai virtuosi
Herman Li e
Sam Totman. Dopo anni e dischi, ormai gli schieramenti sono ben delineati, impossibile stare nel mezzo: o li si ama o li si odia.
Li si ama per l'innegabile perizia tecnica, l'impressionante velocità d'esecuzione, la splendida voce di
Marc Hudson (e ZP Theart prima, non dimentichiamolo), la trascinante energia dei pezzi.
Li si odia..per le stesse cose, perchè i pezzi sono troppo veloci, perchè loro sono troppo tecnici, perchè alcune melodie sono troppo power, perchè sono dei fenomeni sì, ma da circo.
Io l'ho già detto, personalmente appartengo alla prima schiera, ma cerco comunque di essere il più obiettivo possibile, evitando di scadere nel fanboy. Li ho amati nei primi dischi, li ho odiati profondamente su quello schifo di "Ultra Beatdown", sono tornato ad apprezzarli con l'ultimo "The Power Within"..e continuo a volergli parecchio bene con questo nuovo "Maximum Overload".
Il disco in questione si discosta un po' dall'ultimo lavoro, tornando a schiacciare mica male sul pedale dell'acceleratore, come nei primi lavori, senza però risultare inutilmente prolisso e ingombrante negli assoli e nei tecnicismi. Un equilibrio cercato e limato col tempo, grazie anche all'innegabile aiuto di Marc Hudson in fase di stesura dei brani.
Quello dei
DragonForce non è mai un sedersi sugli allori della notorietà ma è un continuo ricercare soluzioni nuove, pur non disdegnando le bordate speed che li hanno resi celebri. "
The Game", brano di apertura dell'album, ne è splendido esempio: senza dubbio la canzone più cattiva e incazzata della storia degli inglesi, grazie anche all'apporto dietro al microfono di Matt Heafy dei Trivium (tanto per restare in tema di band chiacchierate) nella strofa e soprattutto nel trascinante ritornello, dove la sua voce e quella di Hudson sono armonizzate alla perfezione. Al secondo chorus scatta però l'apertura power ariosa e zuccherosissima, in un perfetto connubio tra il vecchio e il nuovo. Aggiungiamoci anche qualche soluzione di chitarra e tastiera prese pari pari dai primi Children of Bodom e facciamo tombola, con un brano da 10 pieno, che risulta globalmente uno dei migliori mai scritti dagli inglesi, se non il migliore.
Il resto dell'album, dieci brani in tutto, non presenta un singolo calo di tensione (anche "
Three Hammers", inizialmente poco incisiva e dalle ritmiche banalotte, poi si riprende alla grande con una meravigliosa seconda parte) e si attesta su livelli davvero ottimi, mostrando i diversi lati della poliedrica band d'Oltremanica. Se "
Tomorrow's King" è infatti la classica cavalcata speed-power, l'inizio di "
Symphony of the Night" non può ricordare ai più artisti come i Blind Guardian e i nostri Rhapsody, grazie ad uso accorto delle tastiere, mentre brani quali "
Defenders" e "
City of Gold" ci riportano parzialmente all'aggressività mostrata nell'opener (senza però mai raggiungerne i livelli).
Ci vogliamo mettere anche una cover di Johnny Cash nel lotto, tanto per inasprire ancora di più la diatriba tra amanti e detrattori? Ma si, tanto ormai..e quindi a "
Ring of Fire" spetta il compito di chiudere l'album e tracciare un solco ancor più profondo tra le carezze e gli sputi.
"
Maximum Overload" è un album solido, che si dimostra degno successore di "The Power Within" pur distaccandosene in maniera piuttosto decisa, tornando a riabbracciare la velocità smodata (un dolcetto a chi coglie la citazione) dei primi tempi unendo però un briciolo di innovazione e, soprattutto, grande controllo e consapevolezza dei propri mezzi.
DragonForce assolutamente promossi sotto ogni punto di vista insomma, con buona pace di chi si sta ancora lamentando dei movimenti tellurici causati dal rotolarsi di Johnny Cash.
Come dice un caro "amico":
Controversy creates Ca$h. Mai come in questo caso vale anche il contrario.
Quoth the Raven, Nevermore..