È possibile razionalizzare la follia? Mettere ordine nel caos? Domare una creatura selvaggia e incontrollata?
La risposta a tutti i quesiti è sì: gli
Anaal Nathrakh, col loro ultimo lavoro, l’hanno fatto.
Avvisaglie in tal senso erano già giunte dal precedente -splendido-
Vanitas, laddove la proverbiale schizofrenia dei Nostri iniziava a stemperarsi, confluendo in brani contraddistinti da una maggior componente orchestrale e da una venatura melodica più accentuata. La progressione nel sound, quindi, è coerente, tanto che oggi stringiamo tra le mani il frugoletto più “educato” mai partorito dal duo britannico.
Sia chiaro: tale affermazione va relativizzata, e acquisisce senso se utilizziamo come termine di paragone autentiche pillole di Apocalisse del calibro di
The Codex Necro o
Eschaton; sappiate, d’altro canto, che faticherete a rintracciare uscite estreme, deviate e maligne come
Desideratum in questo scorcio di 2014.
Ebbene sì, la sapiente mistura di black, death, grind e industrial che abbiamo imparato ad amare è ancora una deliziosa tortura per i nostri padiglioni auricolari; in questa occasione, alle predette coordinate va aggiunto un gelido feeling cyber che affila ulteriormente il guitar work (l’attacco della strumentale
Acheronta Movebimus e il riffing di
A Firm Foundation Of Unyelding Despair mi hanno addirittura ricordato le atmosfere inumane di
Demanufacture), ma che non impedisce di sviluppare la consueta dose di visionaria epicità.
Impareggiabile, come sempre, il lavoro di
V.I.T.R.I.O.L. dietro al microfono: screaming e growling devastanti, clean vocals mai così stentoree. Un mostro.
Strumentalmente, poi, ci troviamo di fronte all’ennesima prova chirurgica di
Irrumator: nitore esecutivo e precisione ai massimi livelli, per di più sublimati da una produzione stellare.
Poco importa, dunque, se qua e là emerge un pelo di ripetitività strutturale, se talvolta il mestiere prevale sulla pura ispirazione, se la formula sonora che ha reso grandi gli
Anaal Nathrakh ha ormai smarrito il fattore sorpresa e non possiede più la spontaneità degli esordi: a fronte della magnificenza dei chorus di
Unleash e
Idol (che vanta una collaborazione con
Niklas Kvarforth degli
Shining) e della distruttiva progressione di
The One Thing Needful e
Rage and Red sarebbe irragionevole lamentarsi.
Desideratum certifica, se ancora ce ne fosse bisogno, l’assoluta grandezza e affidabilità di una band unica. Bene, anzi benissimo, ha fatto la
Metal Blade ad accaparrarsi i servigi di uno dei migliori gruppi metal -senza distinzioni di genere- degli ultimi quindici anni.
Imprescindibili.