Orange Man Theory, The - Giants, Demons and Flocks Of Sheep

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:40 min.
Etichetta:Subsound Records

Tracklist

  1. KILL ME
  2. BLOOD WILL OUT
  3. VITAL DRUG
  4. MY HERITAGE
  5. IF IT COULD SPEAK
  6. A GLASS OF WINE
  7. POINT OF NO ARRIVAL
  8. CONTRARY EFFECT
  9. KNOCK AT YOU DOOR
  10. HELP ME

Line up

  • Giorgio “Giorgioni” Cifuni: vocals
  • Gabriele “Gabbo” Giaccari: guitars, vocals
  • Marco “Cinghio” Mastrobuono: bass, vocals
  • Tommaso “Tom” Moretti: drums

Voto medio utenti

Fiore all’occhiello della scena estrema italiana e nostro vanto all’estero, grazie a numerose tournee europee, anche i The Orange Man Theory arrivano, a cinque anni dal precedente lavoro, al tanto agognato terzo album, da sempre quello della svolta, della consacrazione o dell’oblio. Beh, direi che in questo caso di oblio non possiamo proprio parlare, visto che “Giants, demons and flocks of sheep” è un signor album, nel suo genere, e conferma quanto di buono già espresso nei precedenti due dischi, anzi, si arroga il diritto di miglior prova in studio per il gruppo… La prima novità che salta agli occhi è l’ingresso dietro il microfono di Giorgio Cifuni, meglio noto come “Giorgioni” nell’altra sua band, gli Tsubo, al posto del vecchio singer Gianni Serusi. Il nuovo arrivato dà vita ad una prova veramente di rilievo, e porta una dose di violenza in più all’interno del variegato sound della band, che continua a muoversi lungo coordinate indefinite, che abbracciano diversi stili che vengono decomposti e riamalgamati con sapienza e a proprio piacimento. Si varia quindi dall’hardcore al brutal, passando per lo sludge, il noise, il death ‘n’ roll e il grindcore, senza avere mai bene chiara in mente qual è l’idea del gruppo in quel preciso momento. Questo però non è affatto sinonimo di confusione, né tanto meno deve essere interpretato come incapacità della band nel trovare la propria strada. La scelta è voluta, ed è semplicemente una ricerca di un sound il più possibile personale e riconoscibile, e devo dire che gli Orange Man Theory sono riusciti nell’impresa. Evitate, quindi, di inserirli, a torto, nel misero calderone metalcore, perché qui di sostanza ce n’è ben di più. Se poi allo stile personale aggiungiamo una prova dei singoli veramente sopra le righe, e una registrazione, ad opera dello stesso Marco “Cinghio” Mastrobuono, bassista del combo, nei Kick Recordins Studios, davvero potentissima, direi che il cerchio si chiude alla grande. Il disco è possente, assolutamente devastante, claustrofobico, cervellotico e cerebrale al punto giusto, un carro armato che passerà e ripasserà sulle vostre membra martoriate e lascerà di voi un’informe poltiglia. Si passa con disinvoltura da partiture più punkeggianti (“Vital drug”) a quelle rolleggianti (“Point of no arrival”), dall’HC (“Kill me”) fino ad arrivare a “If I could speak” che forse racchiude al meglio tutto ciò che sono oggi gli Orange Man Theory. Potrei farvi dei nomi per darvi una mezza idea di cosa avete dinanzi a voi, ma sarebbe inutile, perché se anche vi nominassi i Napalm Death, i Today Is The Day, i Dillinger Escape Plan, e così via, fatichereste non poco a collocarli all’interno dei brani della band, che, ripeto, ha trovato la quadratura del cerchio e ci propone uno stile assolutamente personale e riconoscibilissimo. Se non avete i paraocchi, se non avete il prosciutto nelle orecchie, e se siete amanti del metal estremo in generale, dovete assolutamente avere “Giants, demons and flocks of sheep” tra le mani. I TOMT si confermano come punto di riferimento per l’intera scena estrema italiana. Una garanzia!
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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