C’è parecchia “roba” nel secondo lavoro solista di
Steve Foglia, batterista di Jennifer Scream e Rebel Addiction.
Nulla di straordinariamente “avventuroso” o che esuli troppo da un profondo amore per il
rock settanta / ottantiano, in realtà, ma al tempo stesso la prova di un’evidente capacità di diversificare abbastanza bene il proprio vocabolario espressivo, applicando al tema “base” un’interessante varietà compositiva, non soggetta a schemi predeterminati e in grado di spaziare dall’
hard-blues, a bagliori
AOR, al
glam, finendo addirittura per lambire gli scenari della
rock-opera.
Con il contributo di alcuni graditi ospiti (Blaze Bayley, Zantolo, chitarrista dei Rakel Traxx e Simone “Seth” Borsellini, voce di Sfregio e Fumonero) e di una
backing-band di ottimo livello (plauso speciale all’eccellente ugola “classica” di Johnny Idol) “Steve in Wonderland” sembra davvero per certi versi un viaggio nel “paese delle meraviglie” di Carroll-
iana memoria e sorprende per la sua mutevolezza, seppur immersa in un contesto piuttosto circoscritto.
In tale situazione, per apparire completamente efficaci e focalizzati è, però, necessaria una grande compattezza e coesione complessiva, ed ecco che dall’ascolto di questo pur gradevole dischetto (autoprodotto, ricordiamolo) si riceve, a tratti, una sensazione di vaga incoerenza, la mancanza di un pizzico supplementare di “coagulazione” capace di far scorrere il flusso sonoro in maniera pienamente agile e disinvolta.
A parte qualche scollamento e un paio di piccoli intoppi (“Love's gate”, uno sconfinamento melodico non particolarmente riuscito, la metallica e perfida “Enemy's collection”, leggermente discontinua), piacciono la melodia spigliata di “Few days to the end”, le cadenze massicce di "Numbers”, le ambientazioni istrioniche di “Wrong hole” (qualcosa tra Alice Cooper e il Rocky Horror Picture Show) e dell’orchestrale “Walking in Wonderland” e anche il
meeting tra AC/DC e Bad Company di “Club 27” e il trattamento riservato al caposaldo dei Grand Funk Railroad “We're an american band” è da annoverare tra i momenti (con)vincenti dell’albo.
Non male, infine, la “scura” “Fight for justice”, interpretata con risolutezza dall’ex
singer di Wolfsbane e Iron Maiden, la Purple-
esca “Children's eyes” e una suggestiva ed enfatica “Eternal last day”, che chiude un lavoro degno di attenzione, realizzato da un musicista sicuramente estroso e polivalente, verosimilmente bisognoso solo di mettere un po’ “d’ordine” tra i suoi notevoli stimoli creativi.
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