Il progetto artistico
The Last Vinci nasce sull’asse Torino - Cork, grazie alla voglia, dopo un percorso decennale nell'
underground italiano temporaneamente interrotto, di rimettersi in gioco del cantante e chitarrista Alessandro Vinci (qualcuno lo ricorderà nei No Conventional Sound, una delle tante sedicenti “new sensation” della scena tricolore), supportato nell’impresa dalla
band sabauda Satellite.
Il risultato è un intrigante albo di
rock alternativo (ammesso che abbia senso una definizione di questo tipo …) indirizzato essenzialmente agli estimatori di gente del calibro di Foo Fighters, Biffy Clyro e King Of Leon, nomi ancora capaci di “muovere” capitali importanti anche in un mercato discografico sempre più asfittico e congestionato.
A “ben sentire”, però, ai nostri, per ambire veramente al succitato accostamento, manca un pizzico di superiore “ruffianeria” e se sotto certi aspetti tale carenza può rappresentare un “difetto” (in particolare per le finanze del gruppo …), personalmente valuto la cosa come una “nota di merito”, all’interno di un approccio alla materia capace di recuperare quella genuinità e quella visceralità che molti campioni del settore hanno fatalmente smarrito e che tentano continuamente di simulare.
Ed ecco che “
dedicarsi alla musica per esigenza, lontano dai cliché dell'industria discografica”, frase carpita dalla ricca documentazione didascalica allegata al
promo, non appare per nulla la classica affermazione “di comodo” e durante l’ascolto di “The Last Vinci” assume i connotati di un’autenticità non comune, confermata da testi sempre piuttosto interessanti, in grado di affrontare temi abbastanza “tipici” per il genere (spiritualità, paura del cambiamento, sentimenti traditi, frustrazione, egoismo umano, desiderio di libertà, …) con notevole sagacia e senza il ricorso a facili retoriche.
“Thanks for everyday” “Damned”, “Free from yourself”, “Wrong way” e l’ottima “No place to hide” rappresentano i momenti più lucidi e focalizzati di un programma inquieto ed emotivo, da cui emerge, in aggiunta, l’intensa suggestione di “You make me brave”, ispirata da Billy Bragg (complimenti per la scelta, ragazzi …) e dedicata a tutti quelli che non hanno il coraggio di credere in loro stessi e di vivere con risolutezza il proprio presente.
A questo punto, viene quasi da credere che la filosofia di vita che sottende l’intera iniziativa (
cfr. ancora la succitata
press release … “
La felicità non è questione di fortuna, è una scelta. La verità è che è tutto qui: il mondo è qui e sta a noi decidere come vivere la realtà e come modellarla affinché anche i problemi che la vita ci mette di fronte siano il mezzo per raggiungere la felicità”) possa addirittura indurre qualche irriducibile “fatalista” a cambiare la sua visione dell’universo …
vabbè, anche senza pretendere tanto, date una
chance (anche di “crescita” …) ai The Last Vinci … non credo rimarrete delusi.
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