Anche oggi ci troviamo ad affrontare un gruppo nostrano, il quintetto genovese dei
Soman ci propone (a detta loro) un personale brutal death metal e oggi andremo a sviscerare questa loro prima opera intitolata
“World on Fire”.
A livello di produzione tutto l'album suona molto bene, i suoni scelti sono adatti al genere suonato e il gruppo riesce quindi a esprimere al meglio le sue potenzialità. Il problema sorge però quando queste potenzialità si rivelano più basse del dovuto.
Il lavoro in generale è costruito anche bene, con ritmiche interessanti e ascoltabili, però il lavoro nel complesso risulta molto banale in quanto la maggior parte del riffing viene ripetuto ad oltranza risultando quasi fastidioso dopo 20 secondi di ripetizione inutile, insomma per tutto il disco si respira un'aria affannosa dovuta a queste ripetizioni a volte davvero fastidiose.
Se devo trovare un pregio a questo disco lo trovo nella voce, che con una bella timbrica riesce a infondere cattiveria anche dove a volte questa nella strumentazione manca.
Ultimo difetto che posso trovare in questo lavoro anche se non è una mancanza effettiva del gruppo, è il piccolo “Peccato di superbia” nel definire questo disco brutal death metal, quando quel poco che ascoltato di questo genere è affine a
Skinless o simili e soprattutto considerando che il lavoro proposto molte volte manca di quella cattiveria caratteristica del tipo di musica appena citato
In conclusione il gruppo ha delle ottime potenzialità soprattutto dal punto di vista della voce che può contribuire molto bene al tutto, però considerando i vari difetti non posso andare oltre la sufficienza nonostante il disco ogni tanto contenga qualche momento davvero prezioso come il finale della canzone
“Meatgrinder” .
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