Settimo album per i
Sirenia che, in un modo o nell'altro, proseguono la loro carriera basata su uno status di band non certo di prima fascia, nè per successo commerciale nè tantomeno per bontà artistica, ma che comunque riesce a riscuotere un certo seguito, anche perchè man mano che si va avanti viene lasciato sempre più spazio a situazioni modaiole e trend del momento.
Se pure è andato perduto il deal con la
Nuclear Blast, la one man band travestita da formazione (in cui comunque il leader
Morten Veland fa praticamente tutto) è riuscita immediatamente a trovare un accordo con l'austriaca Napalm, già etichetta che lanciò il gruppo norvegese agli esordi.
Dopo una pausa di 4 dischi e 11 anni, rieccoli a casa madre con la Napalm che pubblica il variegato "
The Seventh Life Path", un disco incredibilmente differente tra un brano e l'altro: si passa con nonchalance da momenti commerciali (ma non più troppo easy listening oltre ogni confine - e talvolta senso del buon gusto - come accaduto nel recente passato), ad altri in cui l'unico obiettivo è quello di rifarsi ai più puri clichees del symphonic metal di nightwishiana memoria, ad altri in cui un gothic metal particolarmente intenso pare ammantarsi di sonorità care ai
Dimmu Borgir, anche grazie a Morten che si diletta anche dietro il microfono (anzi, in questo lavoro sin troppo...), come accade in "
Earandil".
Indubbiamente rispetto ai dischi su Nuke il suono si è in ogni caso generalmente ispessito e si è cercato di diventare una band più "matura", con soluzioni più di classe e severe, rispetto al quasi pop di matrice teutonica: ovviamente la scena principale della voce viene lasciata alla confermatissima
Ailin che fa il proprio dovere, con una voce assai effettata ed una post produzione che immaginiamo a dir poco massiccia, ma che comunque almeno da studio fa la sua porca figura.
Sinceramente data la natura palesemente e sfacciatamente commerciale che la band ha assunto negli ultimi dischi ci siamo sentiti un po' spiazzati: non arriviamo a preferire le soluzioni che puntano tutto sull'effetto refrain (ma con una longevità non propriamente duratura...) ma forse i Sirenia in questo processo di apprezzata conversione hanno esagerato nel mettere troppa carne al fuoco, quintalate di carne che anche i migliori maestri rischiano di far bruciare... La stessa "Earandil" sembra a dir poco sopraprodotta, seppure ammettiamo che sia di un certo effetto.
La conclusiva "Tragedienne" è la summa di queste due anime dei Sirenia, in cui l'esasperata melodia si fonde con il desiderio di creare un arrangiamento maestoso, in questo caso colpendo nel segno, poichè si rimane ammaliati da un effetto globale sì plasticoso ma anche cinematografico.
Aggiungendo il fatto che stiamo parlando di un disco di un'incredibile ed eccessiva durata che raggiunge comodamente i 70 minuti, chissà se dedicarsi principalmente a brani immediati e catchy come "
Elixir" sarebbe stata una scelta migliore, o che avrebbe pagato meglio sull'immediato.
Da parte nostra ci rammarichiamo per una band che non ha mai composto dischi pessimi ma che al contempo, per ambiguità di scelte stilistiche, non ha mai saputo imporsi con dischi veramente convincenti e per lungo periodo: un po'
Nightwish, un po'
Within Temptation, un po'
Crematory, un po'
Dimmu Borgir, ma mai troppo
Sirenia: più che piacevoli per un distratto ascolto o un leggero intrattenimento, ma ancora i Sirenia non riescono a colpire perfettamente nel centro.
E, a questo punto, probabilmente non ci riusciranno mai.
Ma certamente apprezziamo questo tentativo di ritorno alle "origini" e di affrontare un discorso musicale più come arte che come sfruttamento commerciale.