Preambolo: Se ascoltate il disco degli
Spectral Darkwave una volta sola ne uscirete frastornati, probabilmente non ne capirete niente e vi sembrerà un'accozzaglia di idee senza senso. Avete presente quando vi trovate davanti ad un'opera di arte moderna e non sapete se è la cosa più inutile della terra oppure un qualcosa che può essere veramente innovativo? Ecco, la sensazione che fuoriesce dai primi ascolti di questo full-length del gruppo inglese è proprio questa. Infranto il muro di diffidenza dell'impatto iniziale, però, un'idea rimane ed è quella che gli
Spectral Darkwave abbiano realmente qualcosa da dire, anche se utilizzano un codice ancora da decifrare.
La proposta della band, nata nel 2012 dai fratelli
Steve e Dan Kennedy, contiene almeno sette od otto generi/sottogeneri mischiati, fusi, buttati dentro un calderone alchemico senza sostanza né forma. Al momento si potrebbero elencare sicuramente una forte presenza del sinfonico e dell'elettronica che vanno ad immettersi nel death e nel doom con sfumature ispirate ai generi horror e sci-fi. Avete capito qualcosa? No, quindi possiamo cominciare a dare un'occhiate più approfondita alle tracce. Si parte con
"A Distant Dawn", un pulsare di elettronica misto a linee di chitarra epiche e alienanti.
"Retake Mars!" è inaugurata da un riff iniziale di ispirazione doom, per poi lanciarsi in una traccia decadente, con il cantato ruvido di
Steve Kennedy a condire il tutto. È strano quanto gli
Spectral Darkwave ricordino band molto differenti tra loro da traccia a traccia, per fare due nomi Avatar e Samael (era elettronica) tornano ciclicamente.
"The Occident" cambia ancora una volta registro, mantenendo ancora quell'aura oscura propria dell'intera release.
"Under Ebon Lash" è uno dei pezzi migliori di
"Last First Contact", orientaleggiante, groove, moderna e con un chorus veramente orecchiabile.
"My Hand The Gavel" inizia in maniera epica, prosegue in maniera decadente aderendo al doom ambient con sprazzi di elettronica.
"At Midnight... Alchemy" è un breve intermezzo dove dominano gli arpeggi e le melodie di chitarra.
"Compound Vengeance" è un mid-tempo aggressivo ed incedente;
"I Am Shadow" si avvicina molto al nu-metal dei già citati Avatar;
"Mors Technica" ritorna sul doom-sinfonico impregnato di elettronica, così come la conclusiva
"To Feast On Milk And Oil".
Per concludere, questo
"Last First Contact" è un gran esperimento degli
Spectral Darkwave che attirerà sicuramente ed esclusivamente palati inclini alla contaminazione ed alla sperimentazione esasperata. Il gruppo inglese si propone dunque come un'interessante variazione sul tema metallico, se siete affezionati al genere classico non azzardatevi ad entrare nel loro mondo. Magari sarebbe servita una recensione del nostro Pastagakio, ma dovete accontentarvi di questa.
"Under Ebon Lash"
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