Tre anni dopo l'altalenante
"Resolution" tornano i
Lamb Of God, band statunitense che negli anni ha saputo regalare dischi di tutto rispetto e che, da qualche tempo ad oggi, è stata oggetto di cronaca più per le vicende che hanno visto protagonista il cantante
Randy Blythe, che per quanto riguarda la loro musica. Il fatto che ha trascinato il vocalist in tribunale lo conosciamo praticamente tutti, dato quanto se ne è parlato, e non sembra il caso di andare a rivangare su una faccenda oramai chiusa. Fatto sta che questo difficile periodo da poco terminato deve aver inciso non poco sul songwriting di
"VII: Sturm Und Drang" e sicuramente avrà qualche sottile strascico nella carriera del gruppo.
Il presente full-length, ben lungi dal solido
"Wrath" e dal potente
"Sacrament", offre comunque quarantotto minuti di sana violenza metallica, senza troppi compromessi ed infiocchettature, con qualche grado di introspezione e con all'interno dei pezzi che senza ombra di dubbio avranno il loro buon impatto live. L'album prende il via con
"Still Echoes", una bella mazzata nei denti dove il comparto strumentale riesce ad esprimersi al meglio e dove, per opinione personale, troneggia il drummer Chris Adler (oggi anche dietro le pelli dei Megadeth). Randy Blythe c'è, sfoga la sua rabbia e la urla al mondo, i Lamb of God sembra vogliano regalarci un'altra gemma della loro discografia. Ecco poi arrivare
"Erase This", pezzo altrettanto devastante, il lato aggressivo degli schiacciasassi americani si sta rivelando a meraviglia. Segue
"512", aperta da un'opprimente linea di chitarra che lascia il passo ad un riffing veramente notevole, con un testo che lascia intravedere il tormento.
"Embers" torna a premere sull'acceleratore fino a che non si scorge l'entrata del guest Chino Moreno in un momento maggiormente cadenzato.
"Footprints" non regala alcun attimo di sosta con, ancora una volta, un grandissimo lavoro di Chris Adler.
"Overlord" inizia in maniera quieta con un Blythe che si sposta sulla melodicità, prima che il brano si trasformi nell'usuale sfuriata marchiata
Lamb Of God.
"Anthropoid", il cui testo si incentra sull'assassinio del gerarca nazista Reinhard Heydrich, è un nuovo inno alla potenza;
"Engage The Fear Machine" segue le orme del precedente, aggressività allo stato puro;
"Delusion Pandemic" punta ancor di più sull'impatto sonoro con il buon riffing e col chorus incisivo.
"Torches" chiude il disco orientandosi in maggior misura su un ritmo cadenzato, con un'atmosfera sinistra e con un testo ispirato alla storia di Jan Palach, simbolo della resistenza anti-sovietica nella ex-Cecoslovacchia (l'episodio del suo sacrificio credo ve lo ricordiate tutti).
In conclusione,
"VII: Sturm Und Drang" è un buon disco, con delle tematiche molto profonde al suo interno e con un bell'impatto sonoro. Come pecca da notare c'è un forte calo dopo le prime cinque tracce, che i fans della band non noteranno di certo. Se vi sono sempre piaciuti i
Lamb Of God compratelo, se non li avete mai ascoltati questo non è il disco che fa per voi, se non vi piacciono evitatelo. Un sette per l'impegno.
Video di "512"
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