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Graveyard sono certamente tra i migliori esponenti dell’hard rock “vintage” contemporaneo. La loro grande abilità è quella di scrivere pezzi tutto sommato semplici e lineari ma ricchi di feeling settantiano, senza sembrare parodistici o imitativi. Dopo qualche rimaneggiamento di line-up, gli svedesi tornano con un album solido e convincente, che conferma in pieno la linea dei precedenti.
Dalle Hendrixiane “The apple and the tree” e “Cause & effect” al groove aggressivo di “Magnetic shunk” e “Hard headed” (molto Blue Cheer...), passando per la slow-ballad notturna “Exit 97” e l’acidità psych di “Can’t walk out”, la scaletta è un compendio del più succoso rock venato di blues.
Un paio di esercizi didascalici (“Too much is not enough", "Stay for a song”), la prima con cori femminili e la seconda stile crooner da piano bar, non inficiano il risultato complessivo.
Voce calda ed appassionata, assoli liturgici, ottimo songwriting ed una costante atmosfera screziata di nostalgia, rendono questo “Innocence & decadence” un serio candidato alla poll di fine anno di qualsiasi fan dell’hard rock di scuola tradizionale.
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