Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’ascolto del secondo lavoro degli italiani Bad Ambition.
Dopo l’esordio intitolato “Daydream” del 2000 (ma ristampato dalla Midnight/Northwind l’anno successivo), dal sottoscritto (a questo punto posso tranquillamente dirlo), “colpevolmente” ignorato, ecco la pubblicazione di questo magnifico “Storm signal”, che ha rappresentato, per quanto mi riguarda, un piccolo “fulmine a ciel sereno” (tanto per rimanere in ambito “meteorologico”).
Tutto quest’entusiasmo è dovuto, innanzi tutto, alla splendida e sapiente mistura di hard-rock melodico, tracce di class metal ed emozionante A.O.R. tastieristico spruzzato di leggera attitudine prog che i nostri propongono e, subordinato a quest’aspetto (ma strettamente ad esso legato), al coraggio e alla coerenza che la band di Ravenna dimostra di possedere nell’offrirsi al mercato discografico con una formula abbastanza avulsa dagli schemi e dalle mode dell’heavy italiano e anche per questo meritevole di cospicua considerazione.
La classe straordinaria che i Bad Ambition mettono in campo, con melodie irresistibili, sia che si orientino ad atmosfere intimiste sia che s’indirizzino ad ambientazioni più frizzanti, non è un particolare marginale e se consideriamo che si tratta di un’autoproduzione, l’efficace resa sonora e il pregiato e professionale booklet, confermano l’impressione di avere a che fare con una formazione dal gusto complessivo e dalla competenza superiore. Il singer Matteo Babini (ex Empty Tremor) si dimostra cantante “di razza” in tutte le situazioni e anche i suoi piccoli e sporadici eccessi d’”impostazione” non appaiono mai sgradevoli. Il chitarrista Mirko Guerra (per lui anche una collaborazione con Laura Pausini) conosce alla perfezione l’arte della misura e della sensibilità musicale, il bassista Gabriele Ravaglia e il batterista Andrea Palli tutelano dal punto di vista ritmico il sound suggestivo della Cattiva Ambizione con grand’abilità e che dire del keyboard player Alessio Mosconi? Con le sue tastiere molto presenti ma non invadenti, così fondamentali per questi suoni, conferisce quel “colore” e quell’essenza atmosferica che contribuisce a rendere “Storm Signal” un disco così (con)vincente.
Dopo l’intro “Faded dream”, ”Storm signal” sfoggia la matrice hard-rock del gruppo e l’influsso dei Rainbow si combina a lontane reminiscenze Sabbath-iane (periodo Tony Martin), in ”Out from your life” l’FM rock più effervescente e appassionante avvia la sua opera di seduzione dell’apparato uditivo, con quel pianoforte che scandisce la pienezza armonica della song, mentre la classy ”Destination unknown”, dopo il canto tribale che funge da introduzione (e da epilogo), si rifà al pirotecnico e raffinato terreno preferito di Dokken & c. dimostrando una generosa ispirazione endemica.
”How many tears” è un buon brano lento suggellato dalla melodrammatica prestazione vocale e da un’illuminata esibizione di Guerra che si disimpegna alla grande sia all’elettrica sia all’acustica.
I Bad English di Schon, Cain, Castronovo e Waite appaiono come un plausibile ascendente per le successive ”Where is your heart?” e ”Afraid of you” e tale paragone equivale, almeno per il sottoscritto, ad esprimere un complimento particolarmente significativo.
La magniloquenza di ”Words in the wind”, con le aperture di tastiere in progressione e il continuo accavallarsi di sensazioni (bel pezzo davvero) introduce a ”No more love”, in cui l’hard-blues di discendenza britannica impreziosito dall’hammond s’infetta di melodic rock e a ”Sea of emotions” dove la trama di Mosconi s’intreccia con l’ordito raffinato e ammaliante tessuto dagli altri musicisti, in un brano, appunto, alquanto emozionante.
E’ praticamente “inammissibile” che un gruppo e un disco di questa levatura non abbiano ancora trovato un contratto e una distribuzione discografica importante … speriamo che a questo “scandalo” venga trovato al più presto un “rimedio”, non farlo sarebbe un vero misfatto!
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