Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:32 min.
Etichetta:This is Core Records

Tracklist

  1. CORNICE
  2. CATACLYSM
  3. LIMITE
  4. AETERNUM
  5. RANDOM
  6. DUE MINUTI DI ODIO (FEAT. CAPI AAN)
  7. SE ASCOLTI SENTI IL MARE
  8. NETTUNO
  9. ALLEGRA

Line up

  • Nico: vocals, bass
  • Macs: synth, vocals
  • Edo: guitars
  • Tambu: drums, programming

Voto medio utenti

Oh la, che bellezza! Sarà che sono fortemente nazionalista e patriottico, ma quando mi capita tra le mani un bell’album di una band italiana, mi si apre sempre il cuore. Se poi questo album è addirittura cantato in lingua madre, la nostra BELLISSIMA lingua madre (non mi stancherò mai di ripeterlo), senza per questo risultare ridicolo nei testi come in alcuni casi..beh..il voto qui a fianco l’avete già visto.

Oggi vi parlo quindi dei Those of the Cellar, per i non anglofoni “quelli della cantina”, giovanissima band proveniente da Savigliano in provincia di Cuneo, attivi dal 2011 ma alla prima, vera esperienza sul mercato musicale con un full-lenght, sotto l’egida della sempre attenta This is Core Records.
Core quindi..e qui partoni sicuramente i primi fischi dagli spalti, vi conosco. Di –core puro però non c’è moltissimo, ve lo dico subito, dato che i nostri affondano le proprie radici più nel nu-metal e nel crossover a cavallo del nuovo millennio, con chiari richiami a gruppi quali Linkin Park, per alcune soluzioni elettroniche soprattutto, e Linea77, indicati anche dalla band come riferimento, ma esclusivamente per il cantato in italiano e per l’uso del rap, più che per lo stile. Unito al crossover, in particolare per le parti vocali, i Those of the Cellar uniscono un interesse deciso verso l’hardcore californiano, fattore che aggiunge pepe a una proposta già di per sé interessante. Bestemmio poi, dicendo che nelle parti più radio-friendly i cuneesi mi hanno ricordato i Finley più aggressivi, gruppo mal etichettato e fin troppo flagellato della scena recente italiana.
Ottimo è l’inizio con “Cornice” che, a dispetto del giro di chitarra iniziale e della strofa quasi raccontata, sfocia in una rabbia dosata a dovere, senza esagerazioni o sbrodolamenti, con una parte rappata di un’aggressività rara, che fa da testa di ponte per il brano più rappresentativo del disco, “Cataclysm”, non per niente scelto come singolo apripista. Una delle cose che più mi piace de “La Pace di Nettuno” è che non ci sia l’ostentazione fine a sé stessa della violenza e della velocità tipiche dell’hardcore, quanto un perfetto bilanciamento tra lo scontro frontale e la calma (“Random”, la finale “Allegra”), sia a livello di alternanza dei brani sia all’interno della canzone stessa (“Æternum”). Così come impazzisco per l’uso accorto delle parole, figlio di una conoscenza dell’italiano non certo da prima elementare, mai sboccato o banale ma ben sfruttato sia dal punto di vista del senso che del ritmo. Soprattutto in questo, ma spesso anche nella musica, i Those of the Cellar mi hanno ricordato i fiorentini Lineaviola, uno dei gruppi che più di altri sono passati sottovoce nella scena italiana, meritando invece un’attenzione ben maggiore.
Bella anche l’alternanza delle due voci, con una netta predominanza di quella pulita, senza però che lo scream rovini il mood del brano. Azzeccato anche l’uso del rap, ben spolverato sulla pressoché totalità dei brani, in particolare in “Due Minuti di Odio”, che vede la collaborazione con il rapper bergamasco Capi AAN. Vince però la palma del miglior brano del disco, almeno per il sottoscritto, proprio la traccia dedicata al re dei mari “Nettuno”, aggressiva e dal ritornello trascinante, che precede la chiusura con “Allegra”, brano invece ragionato e quasi narrato, più che cantato. Ed è proprio un brano del genere, etereo e sicuramente non semplice, che ci permette di arrivare alla piena maturità di una band che senza dubbio non lascia nulla al caso, nemmeno nei dettagli.

La Pace di Nettuno” non è senza dubbio un album per tutti, soprattutto per i più fondamentalisti dell’heavy metal, quanto piuttosto un esperimento molto ben riuscito che avvicinerà i Those of the Cellar ai più giovani e ai più aperti ad ascoltare qualcosa di diverso, non per forza nuovo. Personalmente, una delle sorprese più piacevoli di questo fine 2015. Bravi ragazzi, continuate così!

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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