"Beata ignoranza", si dice ogni tanto. Mi sono avvicinato a questi
Divided Multitude convinto di trovarmi davanti a una band di esordienti per poi scoprire che i norvegesi escono con questo disco per celebrare il proprio ventesimo anniversario di attività. "Stica", è l'esclamazione corretta in questi casi. Mediamente un album power-prog di provenienza nord-europea è sinonimo di qualità, e in questo caso la regola è perfettamente confermata. I dieci brani che compongono
"Divided Multitude" sono piacevolissimi esempi di power-prog moderno, melodico, bello carico e ben prodotto (c'è la mano di
Jacob Hansen). La prestazione dei musicisti è impeccabile, priva di fronzoli o tecnicismi fini a sé stessi, con assoli gustosi ed equilibrati. A tutto questo si aggiungono poi una copertina d'effetto e due "guest" d'eccezione ovvero i cantanti
Brian Ashland (Shadow Gallery) e
Terje Harøy (Pyramaze). Note negative? Poche e oggettivamente opinabili. La prima è la voce di
Sindre Antonsen che, personalmente, trovo troppo "ruvida" e non sempre adatta alla proposta musicale. In secondo luogo noto una certa omogeneità nelle canzoni, tutte ben congeniate, è vero, ma senza alcuna traccia a spiccare sopra le altre. Detto questo, brani come
"Immortal" o
"Seal Of Faith", non si sentono obiettivamente così spesso. Chiamo a raccolta i fan di Sentenced, Evergrey o Nevermore: questo disco fa per voi. Gli altri curiosi si facciano comunque avanti senza paura.
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