Prendi un pugno di eccellenti metallers greci, aggiungi una quintalata di metallo colante e tecnico, mescola il tutto con una buona dose di classe e senso melodico, ed otterrai i
Sunburst! Primo album per la band ellenica, e primo centro pienissimo.
Il combo si muove su territori a metà strada tra la cattievria dei Nevermore, l'esorbitante tecnicismo dei Symphony X e quel filone
new technical melodic prog metal o come cavolo volete chiamarlo, i cui alfieri in Italia potrebbero essere i DGM, tanto per capirci. Su tutto, svetta la voce semplicemente splendida di
Vasilis Georgiu, già incrociato negli Innosense, nei Black Fate e in vari progetti paralleli, col suo timbro moooolto simile a quelo del miglior Roy Khan che fu, ma con una estensione ed un gusto più assimilabile al periodo Conception.
L'album si apre col botto, "
Out of the World" è il pezzo perfetto, 5 minuti e mezzo di riff ipertecnici ed una linea vocale che ti si tatua in testa. Ma il viaggio è appena cominciato: brani come la bella "
Dementia", la cattivissima "
Symbol of Life", "
Beyond the Darkest Sun" (solo per citarne alcuni) sono costruiti in maniera semplicemente perfetta, fondendo ritmiche serratissime con un forte uso della melodia, dando così vita a brani strutturalmente perfetti, che si reggono bene in piedi grazie alla loro miscela power/prog dall'alto tasso adrenalinico, ma sempre accarezzati dalle splendide linee vocali di Vasilis, cantabilissime peraltro.
L'album ha dalla sua l'invidiabile caratteristica di non abbassare (quasi) mai il livello, passando anche attraverso la delicata "
Lullaby" o l'imponente suite finale "
Remedy of my Heart", una vera esperienza in musica.
Vedo un futuro più che roseo davanti ai Sunburst; se ci avessi azzeccato, sarebbe tutto meritato, visto che questo "Fragments of Creation" merita le vostre orecchie e l'attenzione della scena prog moderna. Superbo.
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