Mentre
Paolo Catena continua imperterrito a dare sfogo alla sua fervida e incontenibile creatività nel progetto multimediale “
Quadrimusicali” (una singolare compenetrazione di pittura astratta e musica
ambient, giunta ormai all’undicesimo capitolo), prosegue in parallelo l’attività di “riscoperta” dei suoi mirabili trascorsi artistici, a dimostrazione di una costante affezione per la storia di un “personaggio” amato anche per la sua personalità enigmatica e mutevole, la quale però verosimilmente ha anche rappresentato un limite al conseguimento di un’affermazione ancora più ampia e capillare.
E’ nuovamente la
F.O.A.D. Records, già artefice del recente “
Live a Cattolica 5.8.1988”, a riproporre la stampa in vinile di “
Opera 4th”, un disco che rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso evolutivo del maestro pesarese.
Uscito originariamente nel 1987 sotto l’egida del
Paul Chain Violet Theatre (e sarà l’ultima incisione, escludendo la pubblicazione postuma “
Vivid eyes in the dark”, con tale marchio), l’albo al tempo stesso rafforza con decisione l’inversione ideologica operata con il mitico “
Detaching from satan” e offre al pubblico l’occasione di conoscere (dopo le avvisaglie di “
War”, da “
In the darkness”) il lato maggiormente sperimentale dell’artista, affidato all’intera prima facciata dell’
ellepi, per una mezzora abbondante di suoni elettronici e liquidi in grado di materializzare l’immagine di una tenebrosa e visionaria contaminazione tra Tangerine Dream e Goblin.
“
Our solitude (birth, life, death)” è una
suite di certo leggermente spiazzante per i
fans di
Chain dell’epoca, e tuttavia appare ancora oggi un tracciato armonico di notevole suggestione emotiva, sospeso tra baratro e liturgia, molto importante per le future trasformazioni del nostro.
Il lato
B appare invece lievemente più “rassicurante” per chi ha imparato ad apprezzare l’estro di
Paolo ai tempi in cui impersonava
La Morte in uno dei gruppi più seminali e controversi del
rock italiano, e se “
Evil Metal: obscurity of error” riprende le sonorità morbose dei Death SS (ma sono rilevabili affinità anche con ”
Highway to hell”, dal
Picture Disc del 1986) allo scopo di abiurare un passato ormai molto lontano sotto il profilo concettuale (e non è un caso la citazione, nel titolo del brano, del celeberrimo
Ep del 1983), ribadendo con forza il disprezzo per ogni forma di satanismo e malignità (“
io credo e spero che la giustizia e la luce un giorno trionfino sul male e sulle tenebre”, si legge sulla
cover …), la successiva “
Bath - chair's Mary” (un omaggio alla sorella disabile
Silvia) avvolge l’astante in un denso e ammaliante sudario
doom, magistralmente istoriato da una voce penetrante ed evocativa, perfetta per trasmettere attraverso una ”
lingua inesistente e puramente fonetica” tutta la carica inquietante e conturbante di un grande pezzo.
Ancora più emozionante si dimostra “
Resurrection in Christ”, un autentico capolavoro di forza espressiva, suadente, onirico e decadente (con una vocalità che qui acquisisce talune vaghe sfumature timbriche alla
Ian Atsbury!), capace di attestarsi, per equilibrio tra tensione e melodia, tra i vertici compositivi di un musicista sempre sorprendente e ispirato.
Proposta in una curatissima veste grafica (copertina apribile e versione “extralarge” del sinistro volantino interno, elaborato dal noto giornalista
Giancarlo Bolther e contenente due suoi suggestivi scritti), questa nuova edizione (avallata dalla storica
Minotauro) vi offre la possibilità di scoprire, se ancora non l’avete fatto, un altro gioiellino di una discografia talmente variegata da apparire persino un po’ “disorientante” … beh, qualora siate in difficoltà, mi permetto di fornirvi un piccolo suggerimento, utile, spero, a raccapezzarsi in mezzo a tanta opulenza … “
Opera 4th” è un documento imprescindibile per ogni sostenitore di
Paul Chain.