Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:53 min.
Etichetta:Escape Music

Tracklist

  1. HYPNOTIZED
  2. BURIED DEEP WITHIN
  3. INTO INFINITY
  4. SO AFRAID (TO LIVE)
  5. THE FIRST DAY
  6. MY CONFESSION
  7. ON THE OTHER SIDE
  8. THE GHOST INSIDE
  9. BLINDED BY DARKNESS
  10. FOREVER LOST
  11. MY OWN ENEMY
  12. TOMORROW

Line up

  • Mats Nilsson: vocals
  • Stefan Halldin: drums
  • Peter Bergkvist: guitar
  • Roger Blomberg: bass
  • Jonas Hallberg: guitar

Voto medio utenti

Verso quali orizzonti s’indirizzerà la musica rock? In un contesto in cui tutto sembra già stato sperimentato e inventato, e dove non rimane che “ispirarsi” a qualcosa di esistente, quale può essere la scelta migliore? Tentare di mescolare le influenze e i generi è un’opzione ambiziosa e potenzialmente molto proficua, ma anche assai azzardata, esposta al pericolo di scontentare allo stesso modo sia i “puristi” dei singoli stili musicali e sia il popolo degli “alternativi”, per cui, tra l’altro, spesso, pure le questioni “extra-artistiche” hanno un peso importante nell’orientamento degli interessi.
Insomma, l’ibridazione sonora è di per sé una “brutta bestia” e se ci si presenta con un look poco appariscente, sostenuti da un’etichetta come l’Escape Music, famosa soprattutto per hard melodico e AOR, il rischio che non ci siano esattamente i presupposti per un’affermazione commerciale su vasta scala ci sono tutti.
Al di là di ogni altra valutazione di contorno, duole non poco appurare che alla prova dei fatti i MarysCreek, virtuosi tecnicamente e favoriti da un ricco background, nell’architettare il loro meltin’ pot di metal, prog, pop e grunge, spruzzato da gothic e da sonorità adulte, fatichino a individuare una chiave di lettura coerente e organica, finendo per perdersi nei meandri di una proposta musicale non sempre provvista del giusto impatto emotivo.
Vicini per certi versi all’approccio sfoggiato dai conterranei Masquerade, degreed e The Poodles, i nostri svedesi passano con discreta disinvoltura dalle oscurità metalliche in odore di Alice In Chains di “Hypnotized”, “My confession” e “My own enemy”, alle scorie Queensryche-iane di "Buried deep within”, senza dimenticare di evocare malinconie alla The Rasmus in "Into infinity” e “The first day”, e anche se piace la tipica sensibilità scandinava (figlia di Europe, Stage Dolls e Pretty Maids, esibita in particolare nella costruzione dei refrain) con la quale il gruppo infarcisce il suo songwriting, l’effetto finale, pur gradevole nell'insieme, non conquista fino in fondo.
Nemmeno il “tiro” anthemico di “So afraid (to live)”, “The ghost inside”, “Forever lost” e della leggermente superiore “Tomorrow” o le cadenze melodrammatiche e granitiche di "Blinded by darkness” forniscono scosse veramente durature, mentre oltremodo anonima appare la romantica "On the other side”, formalmente ineccepibile e altrettanto evanescente sotto il profilo dell’incisività cardio-uditiva.
Infinity” offre l’immagine di una band dotata di una buona dose di talento ed esperienza, che però non è ancora riuscita a focalizzare al meglio la sua attitudine artistica, sospesa tra “classico” e “moderno”.
Attendiamo che la “bestia” sia domata a dovere …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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