Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:29 min.
Etichetta:Napalm Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MENSCHHEIT
  2. DER KRIEG
  3. WINTERDäMMERUNG
  4. GRODEK
  5. ERINNERUNG

Line up

  • Sam Anetzberger: vocals
  • Stephan Wandernoth: guitar
  • Peter Eifflaender: guitar
  • Thomas Amann: bass
  • Corny Althammer: drums

Voto medio utenti

I Dead Eyed Sleeper sono una band tedesca, nella quale militano membri degli Ahab e dei Fragments Of Unbecoming, che qui giunge al quarto full-lenght.
Il presente “Gomorrh” è un disco che si compone di sole 5 tracce per meno di mezzora di death metal dalle diverse sfaccettature.
Particolarità del disco è che i testi delle tracce sono tutti tratti da componimenti di poeti espressionisti tedeschi di fine ottocento/inizio novecento, definito come il periodo più oscuro della storia tedesca, periodo che poi avrebbe dato sfogo a due guerre mondiali, e sono completamente in lingua germanica.
I tre letterati sono Georg Trakl (1887-1914), Georg Heym (1887-1912) e August Stramm (1874-1915).
Venendo alla musica ci troviamo di fronte ad un death metal cadenzato, tecnico, con buone punte di brutalità. Si vede che i membri sono musicisti navigati, con grande esperienza alle spalle.
Tuttavia se l’iniziale “Menschheit” dopo una buona partenza sembra rivolgersi su se stessa, già la successiva “Der Krieg” mostra un percorso più coerente, anche dal punto di vista vocale, in un pezzo groovy e brutale al punto giusto.
Winterdämmerung” spinge ancora di più sulla brutalità, un pezzo più veloce rispetto alla media degli altri e che mostra nella parte centrale un flavour black metal accennato ma comunque utile ad insaporire, se così si può dire, il pezzo.
Le conclusive “Grodek” e “Erinnerung” sono i pezzi più lunghi del disco, superando i sei minuti, e se il primo si mantiene in linea con questo mostrato fino a quel momento, la track conclusiva vira verso lidi doom, grazie ad una lunga introduzione decisamente malinconia e deprimente.
In conclusiva un disco decisamente buono, non banale e che, musicalmente, pur non inventando nulla, si lasci apprezzare per l’ottimo songwriting.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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