Se c'è un'accusa che non si può rivolgere ai
Derdian è di essere difficili da inquadrare: il symphonic power metal di scuola Rhapsody/Dark Moor dei milanesi ci accompagna da oltre dieci anni con una coerenza indiscutibile e quasi invidiabile. Da poco rimasti senza cantante (
Ivan Giannini pare aver scelto strade diverse da percorrere), i cinque "superstiti" hanno pensato di riarrangiare e riregistrare le tracce migliori tratte dai loro primi tre album (i volumi della saga
"New Era") avvalendosi della collaborazione di numerosi ospiti al microfono.
L'inizio di
"Revolution Era" è lasciato ad
Apollo Papathanasio (una delle ugole del momento) che con la breve e diretta
"Overture" ci traghetta verso
"Burn", traccia tirata dal ritornello "ritornellosissimo" cantata da
Henning Basse dei Metalium. Le coordinate non cambiano con la successiva
"Beyond The Gate" (con
GL Perotti degli Extrema al microfono) che si distingue per il bel solo di synth.
"Battleplan", interpretata da
Davide Damna Moras degli Elvenking, ricorda gli Helloween, mentre il pianoforte di
"I Don't Wanna Die" e la voce di
D.C. Cooper dei Royal Hunt rimandano alla Trans-Siberian Orchestra del periodo
"Beethoven's Last Night".
Mark Basile dei DGM è efficace anche quando si cimenta in brani prettamente power metal come nel caso di
"Screams Of Agony", mentre
Fabio Lione viene scelto per l'unico brano inedito del full-length (e questo, a mio avviso, è un mezzo autogol):
"Lord Of War" è una composizione elaborata, con un ritornello che (purtroppo) profuma di Vision Divine.
"Forevermore" è una bellissima sorpresa, un duetto a tinte AOR tra
Terence Holler degli Eldritch e l'ex-Dark Moor
Elisa Martin, con un'altra performance strumentale lodevole.
"Eternal Light" (cantata dall'ex-Secret Sphere
Roberto Ramon Messina) è un brano finnish-power abbastanza canonico, discorso valido anche per la successiva
"The Hunter" (interpretata da
Ralf Scheepers), nonostante l'incipit cinematografico avesse fatto pensare a qualcosa di diverso. Altro tuffo inaspettato negli Anni Ottanta con
Andrea Bicego dei 4th Dimension e la traccia
"Black Rose" prima della rhapsodiana
"Incitement" (dietro al microfono c'è
Leo Figaro dei Minstrelix).
"New Era" ha lo stesso problema di
"Lord Of War": sembra un brano dei Dark Moor e viene fatto cantare a
Elisa Martin, disorientando l'ascoltatore.
"Cage Of Light", tra clavicembali e sleghi turilliani, non mi sembra proprio un brano da "gran finale" ma il sopraccitato
Apollo lo rende comunque godibile portandoci "felici e contenti" alla fine di questi 76 (!) minuti di musica.
Sono certo che nella loro carriera i
Derdian, per quanto hanno seminato, avrebbero dovuto raccogliere qualcosa di più, se non altro per le innegabili doti compositive (anche se certamente derivative e, forse, "fuori tempo massimo" rispetto alle evoluzioni storiche del power metal sinfonico) e per le ancora più innegabili capacità strumentali (gli assoli sono pregevoli e gustosissimi, alla faccia di tanti altri progetti affini e molto più blasonati). Gli auguriamo pertanto di trovare velocemente un nuovo frontman con cui ripartire alla svelta per dare un seguito alle proprie saghe epiche.
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