Inquisition - Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith

Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:57 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. INTRO: THE FORCE BEFORE DARKNESS
  2. FROM CHAOS THEY CAME
  3. WINGS OF ANU
  4. VORTEX FROM THE CELESTIAL FLYING THRONE OF STORMS
  5. A BLACK AEON SHALL CLEANSE
  6. THE FLAMES OF INFINITE BLACKNESS BEFORE CREATION
  7. MYSTICAL BLOOD
  8. THROUGH THE DIVINE SPIRIT OF SATAN A GLORIOUS UNIVERSE IS KNOWN BLOODSHED ACROSS THE EMPYREAN ALTAR BEYOND THE CELESTIAL ZENITH POWER FROM THE CENTER OF THE COSMIC BLACK SPIRAL
  9. A MAGNIFICENT CRYPT OF STARS
  10. OUTRO: THE INVOCATION OF THE ABSOLUTE, THE ALL, THE SATAN
  11. CODA: HYMN TO THE COSMIC ZENITH

Line up

  • Dagon: guitars, vocals, bass
  • Incubus: drums

Voto medio utenti

Non c'è nulla da fare: gli Inquisition sono maestri assoluti del nero, del nero più buio e spaventoso, e lo confermano ancora una volta con una disarmante facilità che quasi atterrisce nel suo essere pura manifestazione di talento e di morte.

"Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith" (solito titolo dalla lunghezza oceanica) è il secondo album ad uscire per la Season of Mist e non è nient'altro che un capolavoro, senza se e senza ma.
Puro black metal, suonato in maniera sopraffina da due musicisti sopraffini, oscuro, sciamanico e totalmente privo di luce. Un buco nero che risucchia tutto e tutti, un buco fatto di brani mortali ed inquietanti che ti prendono per mano e ti portano via, la dove non esiste nessuna speranza.
La voce priva di sentimento di Dagon (a volte più cavernosa che in passato), il suo inconfondibile riffing maledetto che sprizza odio e dolore ad ogni accordo, il drumming spietato e tecnico di Incubus, gli inediti rallentamenti quasi doom ("The Flames of Infinite Blackness Before Creation") e la generale atmosfera da rituale malato sono le componenti di un lavoro splendido che ci sbatte in faccia l'evidente superiorità di un gruppo che non sbaglia mai, sia che segua la sua tradizione sia che, come nel caso specifico, inserisca improvvisi squarci melodici nelle sue composizioni, un gruppo, cioè, che qualunque strada decida di seguire, la segue a modo suo e sotto il vessillo della qualità.
"Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith" non è un semplice disco: è un rituale, è una discesa nei meandri oscuri della mente dei suoi ideatori, è un viaggio che ti lascia sgomento ed inquieto ma desideroso di prenderne parte.
Questa, cari lettori, è grande musica, certo musica per pochi, ma ignorarne la forza, la sapiente stratificazione delle chitarre, il sapore di incenso, il ghigno velenoso di Dagon e le geniali intuizioni che ascolterete "dietro" il drum kit sarebbe davvero un peccato mortale, sia per chi si professa amante del black metal, sia per chi cerchi Artisti in grado, realmente, di saper dire qualcosa di unico e prezioso.

Il 2016 ha il suo disco black metal. Il black metal ha i suoi padroni.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 ago 2016 alle 08:44

Quest'album lo sto ascoltando praticamente tutti i giorni, in effetti é veramente ottimo, nero come la morte e freddo come solo "Pure Holocasut" lo fu... Il paragone non é a caso in quanto in tutto l'arco dei 57' ci ho sentito molto forte l'alone della band di Demonaz e Abbath e del loro capolavoro assoluto, per via della voce molto simile e dei suoni di chitarra altrettanto glaciali... Una sorta di piacevole déjà vu che nulla toglie alla qualità del disco ma che in definitiva mi fa dire che la palma di miglior album dell'anno spetterebbe ai Dark Funeral (ma questo sono solo chiacchiere...)

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