Se siete un po’ attempati il titolo di questo split tra i
Necrodeath e i
Cadaveria non può che farvi fare un salto indietro nel tempo e farvi pensare ai Mondocane, un side project che nel lontano 1990 partorì un unico album omonimo. Si trattava di una collaborazione tra i Necrodeath e gli Schizo, e quello che ne uscì fuori è un disco in pieno stile crossover (come si intendeva all’epoca) sulla falsa riga di band tipo S.O.D., D.R.I., Cryptic Slaughter, Suicidal Tendencies e via dicendo. Ma soprattutto si trattava di un vero e proprio album di inediti, purtroppo rimasto episodio unico.
Questa volta, pur avendo negli intenti qualcosa in comune con quella vecchia uscita (per esempio la collaborazione tra due band, in questo caso i
Necrodeath e i
Cadaveria, o parte del nome), si tratta di un prodotto completamente diverso. Un divertissement, semplicemente un prodotto senza grandi scopi se non quello, appunto, di far divertire i fans delle due band, e perché no, i musicisti stessi coinvolti.
Da sempre legati da un forte legame, i due gruppi decidono finalmente di collaborare. Per farlo scelgono una formula ben precisa per la compilazione di questo EP: solo sei i brani incisi, una cover a testa (dei Type O Negative e dei Beatles), un brano dell’uno reinterpretato dall’altro, e due pezzi inediti. Semplice e lineare, senza sorprese e senza intoppi.
Quello che ne esce fuori è ovviamente un prodotto destinato per lo più ai die hard fans, ma anche semplicemente a chi abbia voglia di passare una mezz’oretta del proprio tempo ad ascoltare due gruppi che si mettono in gioco senza pretese e senza prendersi troppo sul serio.
Ad aprire le danze è la cover di
“Mater tenebrarum”, brano dei
Necrodeath contenuto nel capolavoro del 1987
“Into the macabre”, ad opera della band capitanata da
Cadaveria, che rende l’atmosfera ancora più nera dell’originale, grazie soprattutto alla voce maligna ed evocativa della singer piemontese ed ad appropriati innesti gothic. È poi la volta dei liguri, che thrashizzano a dovere
“The spell”, brano di apertura dell’esordio dei
Cadaveria,
“The shadows’ madame”, senza privarlo di quel flavour oscuro. Questi ultimi si cimentano anche con la cover di
“Helter skelter” dei Beatles, presentandocela nel loro inconfondibile stile, destrutturandola e ricomponendola a loro piacimento. I
Cadaveria, invece, giocano sul sicuro esplorando territori a loro più affini proponendo la cover di
“Christian woman” della band capitanata dal compianto
Peter Steele con un risultato decisamente ottimo.
Ma veniamo a quelli che, forse, possono essere considerati i piatti forti di questo EP, e cioè i due brani inediti,
“Dominion of pain” e
“Rise above”. Il primo è ad opera dei
Cadaveria, e vede
Flegias e
Pier come ospiti. Si tratta di un lungo brano evocativo, dal ritmo cadenzato e dalle sonorità blackeggianti, assolutamente in linea con quanto proposto dalla band nelle sue ultime uscite, con il timbro maligno di
Flegias a duellare con quello della singer.
“Rise above”, invece, è un classico brano in stile
Necrodeath, anche questa volta molto cadenzato, ed arricchito dalle vocals al vetriolo di
Cadaveria.
Insomma, un EP senz’altro simpatico, che deve essere preso per quello che è. Ben vengano collaborazioni di questo tipo in una scena, quella italiana, troppo ricca di invidie e personaggi negativi. Complimenti alle due band per aver dimostrato come si possa costruire qualcosa di interessante anche nella nostra penisola.