Quando l’
heavy metal italiano muoveva i suoi primi passi, magari un po’ insicuri, i
Vanexa c’erano già.
Capaci di dimostrare al “mondo” che anche in Italia, nonostante alcune ingenuità, si potevano frequentare questi suoni con enorme profitto (e ne sanno qualcosa i Saxon …), hanno poi avuto una storia professionale abbastanza “travagliata”, sicuramente inferiore nei risultati alle loro capacità e al loro talento.
A distanza di oltre trent’anni dagli esordi, dopo la
reunion live apprezzata nella terza edizione del
Play It Loud (catturata, lo ricordiamo, in “
Metal city live”), arriva anche un attesissimo nuovo lavoro che, diciamolo subito, è bellissimo e si dimostra all’altezza della nobile parabola artistica dei liguri.
“
Too heavy to fly”, avvolto in un simpatico
artwork “fumettoso” (curato da
Kabuto Art Lab.), è un albo di grande valore espressivo, scritto e suonato in maniera impeccabile e rappresenta perfettamente l’effige di una formazione musicale in grado di mescolare esperienza e istinto, inoculando fiotti di vibrante energia in una formulazione sonora dai connotati “classici” e non per questo inerte o anacronistica.
Con i fondatori
Sergio Pagnacco e
Silvano Bottari a garantire, come di consueto, una pulsante azione propulsiva, la conferma dell’acquisto recente
Artan Selishta (ottima la sua prestazione sul palco del
Kememeo) e due
new entries del calibro di
Pier Gonella (Labyrinth, Necrodeath e Mastercastle sono alcune delle necessarie citazioni all’interno di un
curriculum sterminato …) e
Andrea “Ranfa” Ranfagni (cantante piuttosto navigato di cui segnalo l’eccellente “
Little hard blues”), i “nuovi”
Vanexa sono un gruppo di
hard n’ heavy traboccante d’ispirazione, carisma e classe, che ha saputo conferire una sferzata di “freschezza” al proprio suono senza tradirne i dogmi fondamentali.
L’incontro tra la superba laringe di “
Ranfa” (edificata sul leggendario magistero di
Hughes,
Rodgers e
Gillan, con il piccolo contributo di
Dickinson …) e le chitarre acuminate di
Artan e
Pier infonde passionalità e slancio a un
songwriting brillante, per un programma privo di vere controindicazioni.
Il
riffone e la linea melodica ammaliante della
title-track aprono il
Cd in maniera assai incoraggiante e se “
007” piazza un colpo “ferale” dritto nei sensi dei
fans della
NWOBHM, con “
Life is a war” il disco esplora il suo versante maggiormente avvolgente e magnetico, sostenuto nell’impresa da una prova collettiva parecchio “impressionante”.
“
Rain” è una coinvolgente digressione nei torridi e frementi territori dell’
hard-rock, “
It’s illusion” onora Saxon e
Dio con notevole personalità e buongusto e anche “
Tarantino theme” e la granitica “
Paradox” attestano come, nelle “mani giuste”, la tradizione del metallo britannico possa tuttora essere galvanizzante e sorprendente.
“
Kiss in the dark”, introdotta dal breve preludio acustico “
In the dark”, offre all’astante un inebriante gioiellino tra
class-metal e
hard settantiano, mentre la suggestiva “
The traveler” (con
Ken Hensley nel ruolo di
very special guest alle tastiere), da valutare in estrema sintesi un irrefrenabile concentrato di
pathos in note, è l’ennesima tangibile testimonianza dell’eccellenza di una
band in grado di procurare intensissime emozioni a tutte le generazioni dei
rockofili.
I
Vanexa c’erano, ci sono e a questo punto, mi auguro, ci saranno ancora a lungo … la città brucia ancora!