I
Trees Of Eternity sono la creatura del chitarrista finlandese
Juha Raivio degli
Swallon The Sun, ma erano anche, e soprattutto, la creatura di
Aleah, cantante di origine sudafricana, per sette anni compagna di Juha, prima che un maledetto cancro la portasse via, a 39 anni.
Questo “
Hour Of The Nightingale” è il testamento spirituale di Aleah, morta lo scorso aprile, usignolo, per citare il titolo, dalla fragile quanto stupefacente bellezza, associata ad una voce eterea e suggestiva.
Questa doverosa premessa rende merito ad un disco il cui mood è necessariamente oscuro, gotico, deprimente, malinconico, da far invidia ai migliori
Sentenced.
L’iniziale “
My Requiem” è profetica e rappresenta una delle canzoni migliori del disco, capace di scavarti dentro l’anima. Non da meno è “
Million Tears”, che sfocia nel doom.
La title-track è un pezzo giocato, per la prima parte, sulla chitarra acustica e sulla voce di Aleah, supportati da un tappeto ambient quasi esoterico, ricco di atmosfera e decadenza, di tristezza e lutto, prima dell’entrata della chitarra elettrica che acuisce il carico di disperazione e afflizione.
Non sappiamo se il disco sia stato composto con la consapevolezza che Aleah sarebbe di lì a poco trapassata, è chiaro tuttavia che deve essere andata così, non potrebbe esse altrimenti dato il mood del disco, i testi, le atmosfere ricreate.
Basta ascoltare canzoni come “
Black Ocean” e “
Sinking Ships” per essere avvolti da un velo di malinconia tristissima.
Chiude “
Gallows Bird” sulla quale troviamo anche
Nick Holmes dei
Paradise Lost, oltre nove minuti di sorrow in chiave doom.
Questo disco è molto bello ed ha come unico difetto una certa ridondanza del songwriting che, tuttavia, non scalfisce la sua aurea di disperata bellezza.
Addio
Aleah, stella splendente nel cielo del nord.