Nuovo disco per i veterani dell’hard ‘n’ heavy portoghese Tarantula (una formazione nata addirittura nel 1981!) e terza pubblicazione licenziata sotto “l’alto patrocinio” della famosa label teutonica AFM Records.
“Metalmorphosis” è un accettabile dischetto di hard rock “metallico”, capace di spingersi talvolta fino alle soglie del class, dal suono piuttosto nitido e prorompente, grazie all’ottima produzione di Tommy Newton e a musicisti, vista anche la loro considerevole esperienza, discretamente validi tecnicamente, ma è anche necessario rilevare che alcuni eccessi di “consuetudine” nel tipico sound e nel sogwriting dei nostri, impediscono al platter di decollare in modo davvero significativo.
Un “gusto” po’ troppo conosciuto, quindi, quello che le “papille” del nostro apparato uditivo possono assorbire da queste undici canzoni e se di certo non è d’aiuto la voce Jorge Marquez, un buon follower di tanti singer che hanno fatto la storia dell’hard rock (credo, per esempio, che un certo signore inglese che di cognome fa Gillan, sia un “capitolo” non passato inosservato nella formazione del vocalist lusitano), senza difetti d’intonazione, più che sufficiente estensione e capacità interpretative, ma effettivamente abbastanza carente dal punto di vista della personalità vera e propria, ritengo che il vero problema sia da ricercare in quella penna che, nella fase di stesura, non ha conferito ai brani l’adeguato slancio e la necessaria brillantezza e convinzione.
All’interno di tale situazione, la band sembra dare il meglio di sé nella coinvolgente apertura riservata all’aggressione “meditata” di “Breaking the barriers of time”, nell’alternanza tra approccio soffice ed energia di “Meant to be alone”, seguiti dall’hard melodico “Sea of doubts” e dai tentativi, seppur alquanto timidi, di “aggiornamento” sonoro rilevabili in “We go with the flow” e, soprattutto, nel bel fraseggio serrato di “Far away from God”, ma la ballata “The bleeding land” non è del tutto puntualizzata nelle linee melodiche fondamentali, in “Your promised land” è veramente terribile l’accompagnamento “elettronico” a sostegno di una traccia che, fortunatamente migliora nel ritornello, così come non convincono del tutto l’”arrancante” “New tomorrow”, la mediocrità della cadenzata “All in your eyes” e le geometrie armoniche di “Never be forgotten” e “Under control”.
Parafrasando il monicker del gruppo, qui più che di una pericolosa ed imprevedibile tarantola, si deve parlare di un aracnoide parecchio mansueto, dalle reazioni facilmente intuibili; in pratica, si tratta di un altro “innocuo” rappresentante di quelle sonorità che abbiamo imparato a conoscere molto bene in tanti anni di “convivenza”, le quali in questo caso, però, sebbene sempre confortevoli, evidenziano caratteristiche non eccessivamente emozionanti e tracciati di gradimento privi di “scossoni” di rilievo.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?