"The Eye" è la ristampa del full-length autoprodotto dalla band nel 2013. Ho pensato:
"beh, se l'hanno ristampato varrà pure la pena dargli un ascolto...". Niente di più sbagliato.
Gli
Stone Ship hanno sangue Seventies nelle vene, non c'è dubbio, e la struttura dell'album ne è un esempio lampante (due suite sui due lati del potenziale vinile). Ma la musica (a cavallo tra doom, prog e psichedelia), non è sicuramente all'altezza dei grandi nomi del passato.
"The Ship Of Stone" inizia con un basso pulsante a cui si aggiungono poco alla volta gli altri strumenti; ci sono poi inserti narrati inquietanti, linee vocali evocative ma poco orecchiabili, timbriche spacey, momenti più muscolari e una coda dai tratti rumoristici. Insomma, tanto fumo e poco arrosto. Non va meglio con la successiva
"The Crooked Tree", dove il chitarrismo hendrixiano, le influenze grunge/alternative, gli intermezzi ambient o la coda di scuola Hawkwind non riescono a non suggerire quel senso di "disordine fuori controllo" che sfocia troppo spesso in noia o vicoli ciechi (il pessimo fade-out parla da sé).
C'era qualcuno che predicava
"ordine e disciplina". Non dico di arrivare a tanto, ma una buona via di mezzo no?
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