Copertina 5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:44 min.
Etichetta:Pride & Joy Music

Tracklist

  1. SKIES INFERNAL
  2. HATE ETERNAL
  3. AGAINST MY TEAR
  4. DARK REFRAIN
  5. SHEPHERD AND LAMB
  6. CRUELTY IN DISGUISE
  7. FAITHLESS ART
  8. LIPS YET DENIED
  9. THE OTHER SIDE
  10. A THOUSAND SHADES OF MOON

Line up

  • Michael Tiko: guitars, vocals, synths
  • Constantine Alex: vocals

Voto medio utenti

Il curriculum dei due membri dei greci Sede Vacante è di tutto rispetto: lui, Michael Tiko, ha studiato chitarra al Berklee di Boston (rinomata accademia che ha "lanciato" band anche importanti, penso ai Dream Theater, ma non solo), oltre ad avere esperienza come turnista sia come musicista (Rage Of Romance), che come cantante (dal jazz al rock); lei, Constantine Alex, si è perfezionata alla National Academy of Music di Sofia, Bulgaria.

"Embè stica**i", mi viene da dire dopo aver ascoltato questo "Skies Infernal", un polpettone di heavy/gothic metal (?) senza coraggio, senza grinta e, soprattutto, con scarsissima personalità. Già dall'introduttiva titletrack l'originalità è ai minimi: i cori e le atmosfere cinematografiche da kolossal non presentano niente che non sia già stato proposto da altri prima di loro. L'approccio mainstream, l'elettronica in evidenza e le melodie di facile presa ma piatte non aiutano la successiva "Hate Eternal", così come stupisce negativamente "Against My Tear", di fatto un brano fotocopia del primo (c'è giusto un intermezzo narrato in più). Su "Dark Refrain" aleggia lo spettro degli Evanescence, mentre fa ben sperare l'inizio più deciso di "Shepherd And Lamb", che però evolve in modo scontato tra cliché hard rock e boutade heavy metal. In "Cruelty In Disguise" tornano le timbriche sintetiche, ma sono fini a sé stesse perché si perdono nel nulla, così come i riffoni goffamente pesanti. "Faithless Art" parte come una ballad pianistica tradizionale per prendere poi una strada simil-Rage di metà Anni Novanta, e fa il paio con "Lips Yet Denied", lento più tradizionale e, nuovamente, insipido. Il finale non è da buttare: "The Other Side" è probabilmente il brano più riuscito del lotto, dove tutte le influenze (synth moderni, tentazioni sinfoniche, aperture melodiche, riff graffianti) trovano una loro dimensione strutturata e organica, così come "A Thousand Shades Of Moon" brilla per gli arrangiamenti essenziali ed equilibrati.

L'esordio dei greci è altalenante, c'è poco da fare. Gli ultimi minuti del full-length lasciano qualche speranza, ma per ora non ci siamo. Rimandati...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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