Ci sono dischi che "ti prendono" anche se razionalmente non riesci a spiegare il perché. Per quanto mi riguarda,
"Musa" è uno di quei dischi.
Il progetto formalmente gothic metal di
Emanuele Tito - accompagnato per l'occasione da
David Folchitto (Stormlord, Prophilax, Novembre) alla batteria,
Fabio Fraschini (Novembre, Arctic Plateau) al basso e
Gianluca Divirgilio (Arctic Plateau) alla chitarra - anche se difficilmente collocabile (Novembre? Paradise Lost? Katatonia? Mah), trasuda passione e amore per la propria città natale, Napoli, metropoli a cui l'album si ispira e a cui fa costante riferimento nei momenti più propriamente folk/mediterranei (non scomoderei
"Palepoli" ma l'idea è quella).
L'introduttiva
"Orizzonte" è già di per sé un manifesto: gothic, doom, alternative, folk, voce prima eterea e poi urlata, lingua inglese e italiano, sono dosati con maestria e fanno trasparire, se non delle influenze specifiche, "un'italianità" dal fascino irresistibile.
"Lost" si muove su coordinate gothic/dark più canoniche, prima dell'eroica
"Exsurge Et Vive".
"My Own Sea" si caratterizza per i toni profondi e ipnotici della voce di
Tito, mentre la breve e strumentale
"Whisper Of The Land" mi ha ricordato gli episodi acustici degli Opeth di inizio millennio.
"Waltz Of The Sea", traccia estremamente sfaccettata, spicca per i caratteri esotici, le timbriche ambient e alcune sonorità più tipicamente metal, prima di sfociare in
"Leaves", brano che a mio parere deve molto al prog italiano degli Anni Settanta.
"Oceano", con le sue armonie enigmatiche, tributa un pochino i Pink Floyd e fa il paio con la successiva
"The Fallen One", progressiva, lisergica ed epica allo stesso tempo.
"Assenza" chiude il cerchio aggiungendo un pizzico di dinamicità (e di grunge, azzarderei) a questo mix così originale e intrigante.
Un esordio che colpisce, non c'è che dire. Credo che
Emanuele si ritroverà una bella gatta da pelare con il secondo album...
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