Gautier Serre è un temerario. Il suo progetto
Igorrr - che unisce generi molto distanti fra loro che specificherò in seguito - ben si sposa con il concetto ideale di "musica senza confini". Queste le parole del compositore:
"I want to make the music which has sense to me, with no restrictions, like a big party with metalheads, electronics nerds, classical and baroque-heads and gypsy violinists getting drunk and joining together to bring the best of every genre."
L'obiettivo è ambizioso, non c'è che dire, ma il risultato? Vi dirò, è talmente assurdo che alla fine convince pure. Probabilmente i meriti sono da ricercare negli ospiti (su tutti il batterista
Sylvain Bouvier) o nella decisione a monte di non utilizzare campionamenti di alcun tipo. Ma secondo me il successo - se così si può chiamare - dell'operazione sta nella cura certosina di
Gautier che, per sua stessa ammissione, ha dedicato moltissimo tempo a rendere "fluide" sonorità tanto contrastanti.
Un urlo straziante introduce
"Viande", traccia a metà strada tra heavy metal e breakbeat che sfocia nell'elaborata
"ieuD", dove un clavicembalo d'ispirazione barocca si fonde con voci liriche, elettronica e
licks di chiara reminiscenza death metal.
"Houmous" ci stupisce con la sua fisarmonica presa dalla musica balcanica e le timbriche da videogame, prima dell'ancor più elettronica
"Opus Brain", con tanto di sitar e chitarre acustiche.
"Problème D'Émotion", a tratti struggente, ruota attorno a un pianismo di memoria Chopin/Satie che "inciampa" in una serie di beat a dir poco estremi, in linea con
"Spaghetti Forever", crocevia tra Bach, trance e blast beat. Le atmosfere di
"Cheval" sono da sagra paesana - di certo di un paese molto strano - e anticipano l'improbabile
"Apopathodiaphulatophobie", fatta di growl, distorsioni, spinette e cantanti d'opera. Le brevi
"Va Te Foutre" - un ostinato di clavicembalo doppiato da strumenti "tradizionali" come chitarra, basso e batteria - e
"Robert" - vero e proprio "frullato" abbastanza sconnesso di quanto sentito finora - ci conducono alla conclusiva
"Au Revoir",
lied dalla scrittura barocca che dalla metà viene spazzato via da una ferocia heavy/thrash smorzata solo dalla morbida coda pianistica.
Voto alla follia.
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