Giungono alla seconda prova sulla lunga distanza i messicani
Glass Mind, dopo l'acclamato (e autoprodotto)
"Haunting Regrets" datato 2011. Il prog metal interamente strumentale del quartetto è più pesante di quello dei Liquid Tension Experiment, meno cervellotico di quello dei Planet X e tutto sommato distante dalle "derive" fusion di The Aristocrats e Nova Collective.
Le sonorità esotiche in salsa metal del tour-de-force introduttivo
"Babel" sfociano nella breve e romantica
"Caliente", che ricorda un
Pat Metheny con il gain insolitamente alto. Su
"Fu" aleggia lo spettro degli Animals As Leaders, mentre
"Hùmedo" è un altro episodio dal minutaggio contenuto, rilassato, jazzato e dalla spiccata componente elettronica.
"Inside The Whale" è la traccia più propriamente progressiva del lotto, dall'incipit "nostalgico" allo sviluppo di scuola dreamtheateriana - anche se per la prima volta ho sentito la mancanza di una parte vocale - prima delle timbriche sintetiche, spacey e minimali alla maniera di
Erik Satie di
"Frìo".
"Detritus" è una bordata elettrica che tributa chitarristi del calibro di
John Petrucci, Joe Satriani e
Tony MacAlpine, e prelude ai due minuti densissimi di
"Seco", tra sitar, echi mediorientali e avanguardia - forse un po' troppo. Il finale, sperimentale e spigoloso, è lasciato alla titletrack - curioso incrocio tra dei Rush e dei Weather Report sotto steroidi - che colpisce per il bel solo di basso di
Villamor.
Musica da nerd? Sicuramente sì, ma con un suo fascino.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?