La new wave cantata in francese proprio mi mancava,
"touché!". Il progetto
Les Anges Gardiens non ci prova nemmeno a nascondere le proprie influenze - in particolare i Blondie, i Joy Division o i Roxy Music con Brian Eno - e, a onor del vero, ha la capacità di condensare in 3 o 4 minuti al massimo "discorsi musicali" di sicuro non cervellotici ma quantomeno compiuti.
Le 14 tracce di
"Once Upon A Time" (incomprensibile il titolo in inglese, ndr) sono di una coerenza impressionante, ai limiti della monotonia, ed è difficile individuare qualcosa che spicchi sul resto. Le tracce più propriamente legate ai nomi di cui sopra potrebbero essere l'iniziale
"Si Je Cours", "La Sueur", "It's A Bomb" o la più coinvolgente
"Une Ombre Au Paradis". Qualche concessione punk (
"L'Ange Gardien", la conclusiva
"Motorhead"), le deviazioni indie/alternative (
"D'Où Vient Le Pas?" - che sembra presa da un album degli Strokes - o
"Les Autres"), gli ammiccamenti elettronici (
"My Life Muzik", con i beat kraftwerkiani) o gli episodi accostabili al pop puro (
"Il Était Une Fois...",
"Le Fuyeur" o la successiva - e
british -
"Demain Sera...") sono poca roba in confronto alla "massa critica" di sound radicato negli anni a cavallo tra la fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta. Forse è
"Subaru" la sorpresa del full-length, brano inaspettatamente grooveggiante per gli standard del lavoro.
La label si chiama
FC Metal Recordings, ma qui di metal non troverete assolutamente niente se non il titolo della canzone conclusiva...
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