Di
"Melancholy Beast" aveva già scritto un nostro Ghost Writer. Non c'è - oggettivamente - molto altro da dire di un disco che forse oggi suona un po' datato, ma che all'epoca deve aver fatto breccia nel cuore di tanti amanti del power-prog più granitico.
Il "fu"
Michael Kammeyer - fondatore dei
Pyramaze oggi fuori dai giochi - già nel 2004 aveva in mente un sound molto preciso, figlio della scuola italiana di Labyrinth e Vision Divine (
"Sleepy Hollow", "Power Of Imagination") e fortemente ispirato ai Queensrÿche dell'era
Tate (
"The Journey", "Legend") - lo stesso
Lance King non può non ricordare il cantante americano. L'irruenza di tracce come
"Mighty Abyss" lasciano presagire il futuro ingresso di
Matt Barlow (Iced Earth) in formazione, così come non mancano gli episodi meno convincenti tipici di un esordio (su tutti l'epica titletrack - dall'epicità un po' eccessiva - o l'insipida power-ballad
"Until We Fade Away"). La chicca di questa edizione si chiama
"The Wizard", mid-tempo che non spicca tanto per la qualità quanto per l'approccio più progressivo e "ibrido" che caratterizzerà le uscite successive marchiate
Pyramaze.
In una frase: un godibile album figlio degli Anni Ottanta/Novanta che probabilmente poteva invecchiare meglio.
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