"Vento Fantasma".
Soffia lento, inesorabile, sottilmente pericoloso.
Atmosfere dilatate nel tempo e nello spazio in bilico tra il gelo del Black Metal e la pura estraniazione psico fisica dell'Ambient più introspettivo e distante.
Pochi riff lontanissimi.
Rumori bianchi.
Due brani infiniti nella loro lunghezza.
Voci che sussurrano la loro inumanità.
Paysage d'Hiver, Burzum, Sunn o))).
Il ghiaccio della selvaggia natura canadese.
E morte, dovunque.
"Vent fantôme" è questo.
Neige et Noirceur riesce dove, in passato, aveva stentato: scrive la colonna sonora della
fine.
La fine più nera.
La fine che, tra stridori industriali, terrore antico, misantropia e insostenibile gravità ci accoglie nel suo ventre materno, famelica e spietata.
Questo è un album spettrale, da assaporare in completa solitudine per scoprire cosa alberga nella parte più oscura del nostro Essere ed averne paura.
La paura più dolorosa e lancinante.
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