È un progressive rock/metal - poco fluido - interamente strumentale a cavallo tra
King Crimson Anni Ottanta,
Earthside e un pizzico di
Cynic quello che caratterizza
"Inner Fiction", prima traccia del breve
"How To Let Go".
I riff ipnotici e le melodie spigolose non ci abbandonano neanche nella successiva
"Vode Mo Gamrun", nonostante i morbidi synth in evidenza. Se
"Dancing In Circles" predilige soluzioni vicine al jazz e alla fusion (peccato per il terribile
fade out),
"Intermission" rievoca le poliritmie di
"Discipline" del sopraccitato Re Cremisi.
Agli
Shell From Oceanic piace unire sonorità eteree e altre più granitiche (
"8AM"), così come sono pronti ad accentuare i tratti lisergici di una proposta che a volte esce molto dal seminato (la titletrack, alle mie orecchie, ha qualcosa dei Kraftwerk). Questa poliedricità spicca nella conclusiva
"Intermittent", brano che se da una parte strizza l'occhio agli americani
SURVIVE, dall'altra è sorretta da un chitarrismo tradizionale e ordinario.
L'ennesimo album non cantato dell'ennesima band talentuosa a cui manca quel "qualcosa" per risultare davvero interessante.
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