Pur trovandoli molto validi, ammetto che non sono mai stato un grandissimo fan dei
Krisiun. Difficilmente rientrano nella mia playlist e, quando lo fanno, gli ascolti si limitano ad
“Assassination” e “
Southern storm” album che ormai hanno qualche annetto sulle spalle.
Con l’uscita per
Century Media dell’undicesimo capitolo in studio,
“Scourge of the enthroned”, mi son quindi detto che era l’occasione giusta per riallacciare le fila di un discorso lasciato cadere con troppa superficialità nel corso degli anni. E mi sono messo sotto con l’ascolto.
Un ascolto che fin dalle prime note rispetta in pieno il canone musicale della band brasiliana, ovvero martellare sui denti senza pausa alcuna!
D’altronde la costanza di rendimento è da sempre il punto di forza del terzetto - difficilmente riescono a comporre un disco brutto o fiacco - e “
Scourge of enthroned” non è da meno, gli otto brani che lo compongono non hanno un filo di imprecisione, sostenuti di una linearità in cui sono assenti tentennamenti e/o pause.
La musica scorre come un carro armato su una strada di città, travolgendo ogni ostacolo che si pari innanzi. Nessun accenno a sperimentazioni (ma davvero c’è qualcuno che le ha mai chieste ai
Krisiun?), in
“Scourge of the enthroned” troverete solo il vecchio e caro death metal costruito su riff pesanti, drumming serrato, growl incazzato nero e produzione secca.
Sentire
“Slay the prophet” o
“Whirlwind of immortality” per referenze.
Un lavoro dinamico, senza pause, costruito per esser suonato dal vivo che non cambierà i canoni del death metal ma che dimostra quanto questo genere sia ancora in salute quando a suonarlo sono musicisti appassionati e capaci.
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