Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2018
Durata:61 min.
Etichetta:Rockville Music
Distribuzione:Soulfood Music

Tracklist

  1. PARIS
  2. HARD TIMES
  3. WINTERBLUE
  4. THRILL OF IT ALL
  5. EASTER DAY
  6. HURTING KIND
  7. ARIA
  8. WATERLOW
  9. SUZANNE
  10. CRYING FOREVER
  11. BEING IN LOVE
  12. SHAKING ME DOWN
  13. THE WINDS WILD EARLY

Line up

  • David Surkamp: vocals, guitars
  • Sara Surkamp: acoustic guitar, vocals on tracks #5, 7, 10
  • Abbie Steiling: violin
  • Rick Steiling: bass
  • Mark Maher: piano, Hammond B3, synthesizer
  • David Malachowski: guitar
  • Robert Marstiller: percussion, backing vocals
  • Saylor Surkamp: backing vocals
  • Hollie Woods: backing vocals
  • Paul Hennerich: trumpet

Voto medio utenti

Scoperti dal duo Sandy Pearlman e Murray Krugman (gli stessi di Blue Oyster Cult e Dictators!) i Pavlov's Dog fin dal loro fenomenale esordio (“Pampered menial”, del 1975) hanno rappresentato un vivido esempio di straordinaria personalità artistica, intrigata dal progressive europeo (nel panorama musicale dell’epoca, una piccola “anomalia”, per una formazione di St. Louis …) e capace di tradurre i dogmi della musica classica in una raffinata ed estetizzante formulazione rock.
Un’aristocratica ambientazione sonora pilotata dalle impareggiabili evoluzioni canore di David Surkamp, maestro del vibrato, delle note acute e della capacità espressiva, autore di prove fortemente caratterizzanti, in grado di provocare nell’astante una profusione di brividi emotivi.
Da quel lontano debutto a oggi, la discografia degli americani si è diluita nel tempo, lasciando i loro fans in continua attesa di un “segnale” che ne certificasse l’agognata sopravvivenza.
Prodigal dreamer” arriva proprio a rassicurare ancora una volta gli estimatori del gruppo, e con la sua cover rievocante l’iconografia ottocentesca del debutto, l’opera sembra voler rinsaldare il legame con il passato di Surkamp, sempre più padrone assoluto del Cane di Pavlov.
Alla prova dell’ascolto, il disco, in realtà, rivela soprattutto lo spirito folk della band, declinato attraverso una raccolta d’intensi frammenti sonori narrati con la consueta maestria da David (e dalla moglie Sara), supportato nell’impresa da musicisti preparati e ispirati (segnaliamo in particolare il violino di Abbie Steiling).
Per chi, come il sottoscritto, ha adorato e venera tuttora “Pampered menial” (e, in maniera lievemente minore, il successivo “At the sound of bell”), scacciare quel formidabile ricordo per tentare di essere il più “obiettivo” possibile non è impresa semplice e ciononostante, evitando paragoni impraticabili, diciamo che sono stato piacevolmente impressionato da un albo dove la melodrammatica “Paris” e la marziale “Aria” lasciano il posto ai barlumi jazz di “Hard times” e alla ballata Dylan-iana "Winterblue”, per poi spingersi fino agli spigliati territori rock-blues di “Crying forever” (che qualcuno ricorderà nella versione dei Savoy Brown) e “Shaking me down”.
L’ipnotico e notturno tocco wave/reggae di “Thrill of it all” offre un’altra sfumatura del songbook dei nostri, che con “Easter day” si trasferiscono nella West-Coast e con la pigra e dolente “Hurting kind” arrivano in modo convincente fino a Nashville, lasciando alla vagamente stucchevole “Waterlow” e alle solo discrete “Suzanne” e “Being in love” il poco lusinghiero ruolo di “riempitivi” della raccolta.
Il clima siderale ed evocativo di “The winds wild early” costituisce il suggestivo sigillo di un programma forse non esattamente “strabiliante”, ma di certo piuttosto emozionante e complessivamente degno della nobile e travagliata storia dei Pavlov's Dog, su cui siamo lieti non sia ancora stata posta la parola “fine”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Inserito il 05 gen 2019 alle 22:08

Voglio sentirlo!!

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