Quarto album per i
Gloryful, sempre supportati dalla
Massacre Records, ma - bene chiarirlo subito – che non sfoggia evidenti progressi rispetto al passato.
Onestamente, non è che "Ocean Blade" (2014) e il seguente "End of the Night" ('16) avessero lasciato presagire alcunché, e quindi non ci si può trovare spiazzati di fronte ad un lavoro fortemente derivativo e scolastico, quale si rivela "
Cult of Sedna", che comunque rispetto ai predecessori si salva grazie ad un guitarwork che, dopo aver deluso sul succitato "End of the Night", è tornato a essere il punto di forza dei
Gloryful.
Tuttavia, questo quintetto tedesco, con il suo irriducibile Power Metal Teutonico, continua a narrare le vicende di Sedna, dea degli abissi marini nella mitologia Inuit, e pur ripresentandosi con un approccio decisamente più ruvido e aggressivo, proprio non riesce a sfondare da queste parti: la voce di
Johnny la Bomba resta il loro limite più evidente, assieme ad un songwriting e arrangiamenti non solo derivativi (non sarebbero certo i primi) ma soprattutto raramente in grado di catturare l'attenzione dell'ascoltatore.
Al più qualche sussulto in occasione di "
Brothers in Arms" che deve molto ai Running Wild ma pecca a livello di chorus (altra nota dolente di questa band), della manowariana "
The Hunt" o della thrasheggiante "
When the Union Calls on Me".
Nel complesso i
Gloryful, strappano una sufficienza soprattutto grazie alla prova di
Jens Basten (anche nei Night in Gales) e
Adrian Weiss, come in occasione di "
True ‘Til Death", ma non riescono ancora a uscire dal limbo del "vorrei ma non riesco".
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