Per definire la propria proposta artistica i
Baba Yoga parlano di “pot-pourri di generi” e, a conti fatti, mai descrizione fu più azzeccata.
Con
“L’uomo Progressivo” il duo romano - circondatosi di riconoscibilissime eccellenze locali quali
Vittorio Nocenzi (
Banco Del Mutuo Soccorso),
Luciano Regoli (
Raccomandata Ricevuta Ritorno),
Peppe Servillo (Avion Travel) e
Fabio Pignatelli (
Goblin) - ha partorito un album tanto eterogeneo quanto spiazzante, densissimo (troppo?) ma altrettanto ricco di spunti notevoli.
Partendo da una solida base prog rock nostrana (
“Ouverture”, “Il Diavolone”), il full-length non teme di avventurarsi in sonorità anche molto distanti come l’elettronica (penso all’ipnotica
“Flatus Vocis”), la world music (
“Ciacatun”), l’heavy più oscuro (
“Dio”), la fusion (
“Scommetto”) e la musica latin (
“Shangri-La”).
Non mancano gli episodi a cavallo tra folk/cantautorato e medioevo (la titletrack,
“Come Un Cavaliere Antico”), in cui spiccano i testi affilati - per quanto scurrili - della formazione. L’epilogo è affidato all’epica
“Le Cose Nell’Aria”, traccia elegante che sa molto di meritata “quiete dopo la tempesta”.
Un album decisamente ambizioso, tanto per chi l’ha pensato quanto per chi si accinge ad ascoltarlo.
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