Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:non disponibile
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. TILL THE END
  2. HELL BORN SHOVE (IMPOSSIBLE)
  3. DESPAIR (FOR HEAVEN'S SAKE)
  4. HALF THE MAN I AM
  5. TRUMPET CALL
  6. LEVITATE
  7. BLEED OUT, HEAL OUT
  8. YOU FOUND ME
  9. UNBEARABLE DAYS
  10. ENOUGH
  11. HUMANE BEINGS
  12. CARE (IN THIS TOGETHER)
  13. THANK YOU
  14. BONE DEEP

Line up

  • Ran Yerushalmi: vocals
  • Bar Caspi: guitars
  • Yoni Menner: guitars
  • Avihai Levy: bass
  • Priel Horesh: drums

Voto medio utenti

Eccomi arrivato...ma dove piffero mi ha spedito il Graz? Sarò nel posto giusto? Speriamo valga la pena di essere venuto qui a Tel Aviv, Israele.
Chiedo informazioni ma sembra nessuno sappia di cosa si tratti, eppure parliamo della Nucleat Blast, non dei pinco pallini qualunque.
Finalmente trovo le giuste informazioni e un taxi mi porta a destinazione.
"Cosa? Cosa?" "Ok, si chiamano "Walkways" ma io cerco un gruppo musicale! Non una sfilata di moda!!!"
Le mie proteste non servono a nulla: mi invitano ad entrare lo stesso...

C'è una strana atmosfera, siamo quasi al buio e la "Passerella" si intravede appena, di sicuro si capisce che non c'è molta gente: in prima fila ci sono i critici e i giornalisti invitati dalla N.B., più indietro i fotografi con gli obbiettivi puntati e il dito scattante in posizione...io "figlio di nessuno" vengo invitato a mettermi più defilato.
"Che moda ci sarà mai in Israele? saranno 4 tuniche lunghe, qualche velo e qualche arabesque qua e là..."
"No vabbè, togliamoci questi stupidi ed inutili stereotipi del ciuffolo dalla mente e facciamo i seri!"

Mi accorgo della comparsa della prima modella dal bisbigliare dei presenti. I primi passi sono lenti, quasi timidi.
Si accende di colpo un faro su di lei, indossa un corto "Till The End", ai piedi porta un paio di "doppia cassa" usati comunque con parsimonia, il ritmo si alza, rallenta, si rialza, l'incedere è comunque sempre sotto controllo, non troppo svolazzante, melodioso, direi quasi quasi ruffiano.

Un leggero cambio di luci e la seconda indossatrice entra sulla pedana in modo quasi scomposto, molto vigoroso, con un coreografico sacchettone di popKorn in una mano e un bicchiere di "Negramaro" (con il quale si bagnerà solo le labbra) nell'altra; indossa un esplosivo "Hell Born Shove(Impossible)": impossible...restare indifferenti!
Molto dinamico nelle forme e nei colori (molto indicativo del carattere che assumerà la sfilata)...alla fine dei conti proprio questo "abito" risulterà il migliore in assoluto!

Uhm, però, non male questa...pure il vestito non è male, un "Despair (For Heaven's Sake)" molto primi anni ‘2000...

L'abito seguente è un "Half The Man I Am" che non si discosta molto in quanto a stile dal secondo (quindi molto bello) ma che viene portato in modo ancor più aggressivo e schizofrenico su un tessuto metallico (leggermente core).
La modella sembra quasi fuori controllo. Che succede?

Molteplici saliscendi emozionali, siamo quasi da TSO per la nuova ragazza e il suo bel "Trumpet Call": piccoli ricami delicati su feroci lamine di metallo, strappi improvvisi e una lunga coda a strascico sporca e stracciata (il più lungo del lotto).

I pochi fari affievoliscono e fanno il loro ingresso due strani energumeni che indossano entrambi uno scuro "Levitate".
Pochi brevi passi in pedana e poi si fermano, si guadano in giro minacciosi, come a cercare qualcosa, lasciando ai presenti un senso di inquietudine.
Un attimo e da lì si fa largo nuovamente la seconda modella vista in serata. Alla sua entrata coincide una scenografica e fitta pioggia di altri popKorn. Lei stranamente sembra proprio non accorgersi di nulla (né della "pioggia", né dei due tizi che la puntano), forse avrà esagerato con "l'amaro" di prima ma non sembra sapere nemmeno dove si trovi in questo momento!
Ora ha addosso solo uno striminzito "Bleed out, heal out" (forse si poteva lavorare un po' più sull'originalità di questa "mise", che sembra citare un po' troppo il più famoso Brand di J.Davis).
Poco importa, la ragazza viene prelevata dai due uomini e portata dietro le quinte. C'è un gran mormorare in sala...non so che pensare.

E non c’è molto tempo per pensare! Le luci diventano soffuse, e un trio di indossatrici fa il proprio ingresso, l'atmosfera sembra essersi tranquillizzata e di molto: la prima con un dolce e lungo (quasi una camicia da notte) "You Find Me", cammina assorta nei suoi pensieri, tra pace ed elettricità.
Con un elegante e delicato (ma vedendola lascia un retrogusto "amaro") "Unbearable Days" la seconda invece dopo pochi passi si siede su una sedia imbottita, sembra in "imbottita" anche lei (farmaci?).
L'ultima invece sembra star bene, anzi sembra lì proprio a controllare, passeggia per la "Passerella" con indosso un "enough." (altro non è che un cortissimo ma atmosferico abito in "Tool"le) e ai piedi porta degli zoccoli sanitari; ogni tanto con un battere di mani prova a destare l'attenzione delle altre due.
La pazzia sembra essere stata allontanata. Mi sento quasi sollevato... scende ancora il buio.

Si rialzano le luci! Come non detto: con un "Humane Beings" si ritorna allo stile iniziale, la malattia è tornata e odora ancora di popKorn!
Non da meno è poi la seguente "Care (In This Together)", tessuto che sembra forgiato nel metallo ma intriso di colori delicati!
La trovo quasi divertente nei suoi ormai "classici" (per la serata) sali\scendi emozionali. Che stia impazzendo pure io?

Si spengono le luci...ancora! Un colpo e da dei bidoni (rimasti al buio per tutta la serata) escono delle fiamme!
Sorprendente l'entrata in scena di 9 modelli, tutti vestiti allo stesso modo ma con differenti e inquietanti maschere sui volti!
Questo "thank you" è sicuramente la veste più trasgressiva\spaventosa della serata ma sembra un deja vu: quelle "facce" mi ricordano qualcosa.
Tra loro ricompare per la terza volta la "solita" modella: non è più esagitata, sembra a suo agio, guarita dalle sue schizofrenie. Si calmano le emozioni anche di tutti i presenti.
La sfilata conclude con un lineare "Bone Deep": cuciture sobrie ma non classiche; lei si ferma a fine passerella,
fissa tutti; i critici e giornalisti prima, poi sorride verso gli ultimi flash e poi infine ferma con lo sguardo su di me, è un attimo...è un spaventoso urlo!
Tutto ridiventa buio ed io mi son strisciato le mutande!

Si apre la porta di uscita, esco in fretta, così al primo impatto non ho capito quanto sia realmente accaduto e quanto mi sia realmente piaciuto.
Ne è valsa la pena?
Beh,sì...E' quello che mi aspettavo? Direi proprio di no.
Vabbè, avrò tutto il viaggio di ritorno per rielaborare quanto accaduto.

"TAXI!!! mi porti all'aeroporto, grazie"
Dov’è il biglietto? "AZZ! Porcaccio il Pifferaio Magico!!! Scemo io a fidarmi!"
Sul biglietto c’è scritto sola andata! Errore o tentativo di "boicottaggio"?
"GRRRRRRRR...GRAZZZZZZZZZZZZZZZ!!!"


Siete davvero arrivati fin qui a leggere? Malgrado tutto volete capire realmente cosa ha da offrire questo album ma non volete ritornare ad analizzare la mia divagazione letteraria?
Ok, cercherò di chiarivi le idee da qui:

Che cosa aspettarsi, musicalmente parlando, dai Walkways?
Sicuramente non fatevi ingannare dalla provenienza geografica, non pensate al genere musicale o solo alle divagazioni orientaleggianti dei conterranei Orphaned Land; qui con la loro proposta musicale veniamo scaraventati in un attimo in suolo alternative-metal tipicamente U.S.A.!
Non si può gridare alla novità, ma è comunque un gran bel sentire che merita più di un ascolto per apprezzane le molteplici sfaccettature.
Sicuramente bisogna amare la musica moderna (ma con suoni non eccessivamente ribassati e senza echi djent), ben suonata e discretamente varia (con solo un pizzichino-ino-ino di metalcore per far felice la mamma N.B.)!
In breve, il terreno su cui camminano i Walkways è musicalmente quello dei Sevendust, Red, Taproot e compagnia bella.
Ma attenzione! a parte qualche episodio, le canzoni sono molto meno lineari rispetto alle band citate: anzi, qui mutano forma, cambiano di continuo umore, prese da chissà quale malattia mentale.
ANCORA PIU' ATTENZIONE PERO' DOVETE FARLA QUI! DOVETE EVIDENZIARE, SOTTOLINEARE, MARCHIARE A FUOCO IN MENTE il nome del bravissimo Ran Yereshalmi dietro al microfono!
E' lui la vera marcia in più della band! è lui che vi porterà a pensare a più riprese (vocalmente) ai Korn, ma non solo!
Ran infatti giostra senza grosse difficoltà tra più range vocali: ricordando Sangiorgi nei momenti più melodici e controllati (non fate finta di ignorare chi sia o non lo schifate a prescindere; se messo in un contesto più "consono" alle nostre orecchie e con un falsetto fortunatamente ridotto ai minimi termini, può risultare più che piacevole) a somigliare sorprendentemente al già citato Jonathan Davis (siamo quasi da Carlo Conti a "Tale e Quale Show"), fino ad arrivare qua e là a delle urla growl (solo urla, non cantato).
Interessante era stato l'ascolto del primo album "Safe In Sound" del 2013 (più classicamente metallico e meno derivato) ma qui i nostri hanno tentato di mettere tanta più carne al fuoco, cercando di giocare più carte possibili per accattivarsi una fetta più ampia di ascoltatori...con me ci sono riusciti in pieno!
Le canzoni hanno tutte un loro perché ("Hell Born Shove", "Half The Man I Am" e "Deep Bone" su tutte) e vi assicuro che l'album intero continua a crescere con gli ascolti (tanto da partire in sordina con un 6,5)!
Sono curioso di sentire nel "classicamente" importante terzo album come saranno maturati e se riusciranno a mettere a fuoco ancora di più il loro vero essere (distaccandosi da scomodi paragoni)...

Recensione a cura di Mephys



Recensione a cura di Ghost Writer

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