Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:47 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. A VIRULENT STRAIN OF RETALIATION
  2. COGNITIVE SEDATION BUTCHERY
  3. NARCISSISTIC PARAPHILIA
  4. ARTERIAL SPRAY PATTERNS
  5. PROFANE CONTAGION
  6. DYSMORPHIC AUTOPHAGIA
  7. SCULPTED IN TYRANNY
  8. XENOGLOSSIA
  9. MODEM SUI MORTE
  10. TRUCULENT ANTIPATHY

Line up

  • Brad Fincher: drums
  • Ruben Rosas: vocals
  • Chris Andrews: guitars, vocals
  • Dave Spencer: bass

Voto medio utenti

Gli americani Devourment sono degli adepti del death metal più intransigente e brutale.

Giunti al quinto album (il secondo sulla storica Relapse Records) in venti anni di carriera, i nostri non si fanno scrupoli a macellare i nostri apparati uditivi con dosi massicce di riff serrati e assalti all’arma bianca con blasfemia lirica.
Questa nuova fatica discografica conferma in toto le intenzioni dei nostri; solo putrido, potente e devastante death metal.

L’opener “A virulent strain of retaliation” dopo un’intro rumoristica assale l’ascoltatore con riff serrati e blast beats terremotante, i riff sono taglienti e la voce é un gorgoglio inascoltabile con sapienti dosi di assalto brutale e senza pietà in questo mid tempo; non c’è melodia, non c’è pace ma solo devastazione.
Cognitive sedation butchery” é lenta, asfissiante, con una sezione ritmica che alterna pesantezza a velocità in blast beats con cambi di tempo fluidi e precisi; i riffing serrati costruiscono architetture efferate dove il basso e la batteria fanno il bello e cattivo tempo. La seguente “Arterial spray patterns” è caratterizzata da una doppia velocità di espressione, dopo un iniziale assalto frontale seguono improvvisi rallentamenti con doppia cassa e riff compressi che fanno letteralmente sanguinare le orecchie e lo stesso dicasi per le successive “Profane contagion” e “Sculptured in tiranny.
Il growl é profondo ed è indistinguibile, certo la monotonia è palpabile ma credo che sia una scelta voluta dai nostri.

"Obscene Majesty" è un disco assai violento, i riff sono serrati e tagliano più di una sega chirurgica tanto sono affilati e concorrono alla perfezione in questa cupa marcia verso la devastazione; un disco che parrà rumore bianco per le orecchie più educate ed inesperte, ma per chi é amante delle sonorità più putride, malsane e brutali é sinonimo di qualità e coerenza.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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