Non ricordo un'annata così prolifica e di enorme qualità nella scena power classic metal dal 1998.Già solo questa frase potrebbe bastarvi ad inquadrare i
NORTHTALE ed il loro sfavillante debutto "Welcome to Paradise
" ma andiamo per ordine, chi diamine sono costoro?
Facciamo un passo indietro.
Anno 2014: esce il debutto "
Tales of Ancient Prophecies" degli sconosciutissimi
Twilight Force, un disco incredibile, una pietra miliare del power metal che forse verrà riconosciuta come tale solo tra 20 anni. Alla voce tale Chrileon, al secolo
Christian Eriksson, ugola d'oro (finchè dura, date le incredibili vette raggiunte) che insieme alla bontà del songwriting consacra quel disco come una gemma dal valore inestimabile.
Anno 2016: esce il successore "
Heroes of Mighty Magic", secondo album dei Twilight Force, e per il sottoscritto è una delusione mortale. Un disco da dimenticare in fretta, i nostri litigano di brutto e Christian Eriksson è fuori dalla band, sostituito da
Alle Conti, che proprio in questi giorni debutta con la formazione svedese che fa uscire il terzo album "
Dawn of the Dragonstar".
Nel 2017 Christian Eriksson unisce le forse con
Bill Hudson dei
Circle II Circle e
Patrick Johansson e forma questi NorthTale che oggi presentano un "Welcome to Paradise" che asfalta letteralmente, in questa sfida a distanza, "Heroes of Mighty Magic" e forse anche "Dawn of the Dragonstar".
Ma le analogie e le ricorrenze finiscono qui.
Erroneamente, vedendo il buon Christian in formazione, pensavo che i NorthTale ripercorressero le stesse sonorità dei Twilight Force invece, semplicemente, non c'entrano assolutamente nulla. Si spazia dal power metal di matrice tedesco/scandinava, a soluzioni più orientate verso il classic metal a tinte statunitensi, il tutto in maniera eclettica e variegata, con brani molto diversi tra di loro, tutti ben caratterizzati, semplici ed immediati ma allo stesso tempo ben longevi, dato che sono due mesi che sto consumando questo dischetto pressochè quotidianamente senza il minimo cedimento o segno di stanchezza.
Si passa con nonchalance dalla scoppiettante "
Shape Your Reality", scelta come singolo e che vedete qui sotto alla title track posta come opener, chiaro esempio di power metal teutonico fortemente debitore, ma con carisma, della sempiterna lezione delle zucche di Amburgo, passando per le riuscitissime "
Follow Me" e le "stratovariusiane" "
If Angels Are Real", "
Siren's Fall" e "
Higher", che a fronte di un chorus assolutamente indovinato ed irresistibile si candida ad uno dei brani migliori di un disco che in ogni caso non ha cadute o momenti di stanca, compresi i gloriosi mid-tempos di "
The Rhythm of Life", che veramente dal vivo promette sfracelli in concomitanza del battagliero chorus, e lo stesso dicasi di "
Time to Rise" che possiedono un flavour vagamente ottantiano (al contrario di "
Everyone's a Star" che invece ne è totalmente pervasa e che mi ha ricordato i vecchi
Edguy) che manderà in estasi tutti coloro che sono musicalmente rimasti con la testa ed il cuore al secolo scorso.
Anche le ballad, notoriamente uno dei punti più critici in chi si cimenta in questo genere, passano la prova a pieni voti con la più epica "
Way of the Light" e la conclusiva sognante "
Even When" che chiude un disco assolutamente inaspettato ed ancora una volta stupefacente per un'annata che il power metal non attraversava da più di 20 anni.