Album d'esordio per il giovane quintetto di Salt Lake City, Utah, ex-Yeti ed oggi
Pinewalker. Questo "
Migration" è una mazzata heavy che ingloba elementi sludge, metal, hardcore, ultra-stoner, formando un muro sonoro blindato ed intimidatorio ma in grado di offrire anche una buona varietà di soluzioni stilistiche. Immaginate un ibrido tra i Down più massicci e i Dozer con una bella pennellata dei primi Mastodon, e sarete vicini ad identificare il sound di questi americani.
Tre chitarre, voci orchesche e pulite, ritmiche serrate ed elaborate, atmosfere apocalittiche ed "in your face", i
Pinewalker non fanno mancare nulla a chi ama l'heavy più arcigno e monolitico.
"
Sentinel" è un assalto granitico ben congegnato a livello di flessibilità ritmica, grezzo e poderoso, la lunga "
Maelstrom" mostra i connotati di uno sludge evoluto e contaminato da influenze post-hardcore, mentre "
Space witch" evidenzia un lato più accessibile e melodico nelle corde della band. Emerge perfino qualche accenno maideniano nella feroce "
Self vs. self", invece la conclusiva "
The thaw" alterna bellicose cadenze death-doom con aperture chitarristiche ariose che ricordano formazioni come Cranial, Pyramido o Vokonis.
C'è qualcosa ancora da limare, ma il debutto dei
Pinewalker è certamente interessante. Denota una compattezza strumentale già matura ed una buona capacità di elaborare influenze diverse. Questo lavoro è autoprodotto, ma credo che ben presto gli statunitensi troveranno casa presso qualche label e potranno sviluppare in maniera compiuta la loro proposta.
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