Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:58 min.
Etichetta:Fuel
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. AURORA
  2. PLAY DEAD
  3. PULKOVO MERIDIAN
  4. THE DIARIST
  5. SNOWDRIFTS
  6. NOW IS FOREVER
  7. ON MEMORY'S WHITE SLEIGH
  8. HEART OF LENINGRAD
  9. PROSPEKT
  10. MOTHERLAND
  11. THE FAREWELL SONG

Line up

  • Mike: vocals
  • Baijkals: drums
  • Enomys: guitars
  • Imer: bass

Voto medio utenti

Intensi, drammatici, furiosi...

Questo sono (e sono sempre stati) i Dark Lunacy, in pista ormai dal 1999 e con una nutrita discografia alle spalle.

Il loro ultimo lavoro, "The Diarist", è un concept album sull'assedio di Leningrado (oggi San Pietroburgo) durante la seconda guerra mondiale, quasi tre anni di sofferenze, tragedie e morte. Una scelta che permette al gruppo parmense di inserire su un tessuto tipicamente Death Metal sonorità che richiamano alla Grande Madre Russia, evidenziando un accurato lavoro nella stesura e nella ricerca delle melodie, anche con l'inserimento di passaggi musicali o frammenti dell'epoca.

L'opener "Aurora" (che se non sbaglio era stata presentata in anteprima l'anno scorso all'Evolution Festival), infatti, si rifà largamente al folklore Russo, riprendendo il "Canto Del Volga". Di proprio i Dark Lunacy ci mettono il loro Death Metal sempre convincente, sia nei suoi momenti aggressivi sia in quelli melodrammatici (non mancano inserti sinfonici, operistici ed orchestrali), tutti aspetti che ritroveremo spesso e volentieri proseguendo nell'ascolto del disco.

La malinconia della breve "The Diarist", quasi sperimentale, con le sue melodie che si accavallano ai rumori di una vecchia macchina da scrivere, accompagnate prima da un discorso d'epoca di Molotov, poi dal pianto di un bimbo e da alcune raffiche d'arma da fuoco. Questo è il preludio alla prima parte, triste e melodica, della stupenda "Snowdrifts", che fa largo sfoggio di un fantastico cantato femminile ad accompagnarsi a quello rude e violento di Mike. E nel finale di "Memory’s White Wleigh" il vocalist dei Dark Lunacy si propone persino cantando in russo, muovendosi con la consueta autorità, tra discorsi, cori, una voce femminile e passaggi acustici. Davvero azzeccati i riffs di Enomys che aprono e puntellano "Heart of Leningrad" (il pezzo che sembra risentire maggiormente dell'influenza della scena svedese) o la teatrale ed epica accoppiata finale, composta da "Motherland" e "The Farewell Song".

Ottima poi anche la resa sonora dell'album: non si possono, infatti, negare i benefici ottenuti ricorrendo ai servizi di Fredrik Nordstorm e dei Fredmann Studios.

Intensi, drammatici, furiosi... ma sopratutto da ascoltare!
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti
!!!

Madonna che discone che è questo qui!! altra band nostrana sottovalutatissima!! ma di brutto eh!! boh, chissà cosa cerca la gente...

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 05 giu 2011 alle 20:14

Assolutamente inifinito! Gran disco, grandi persone loro (li ho incontrati e sono meravigliosi). Fa parte della mia top 10 di tutti i tempi, mai un calo, mai noia, mai senso di già sentito. Il migliore di tutti gli ottimi album dei Dark Lunacy.

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