Le classifiche in campo musicale, si sa, lasciano il tempo che trovano; nondimeno, se mi venisse chiesto d’indicare una ipotetica
top five dei
live album della storia del
metal, faticherei alquanto ad escludere “
Decade of Aggression”.
Parliamo, almeno per chi scrive, di una testimonianza indimenticabile quanto ad intensità, efferatezza, stato di forma dei musicisti e capacità di coinvolgimento.
Indimenticabile, certo… ma stringiamo un piccolo patto: fate finta che non esista per qualche giorno.
Laddove ci si approcciasse al nuovo “
The Repentless Killogy” -registrato a
Los Angeles il cinque agosto 2017- raffrontandolo al predecessore del 1991, infatti, non si potrebbe che storcere il naso. Valutando, invece, il neonato di casa
Slayer senza cadere in comparazioni ingiuste (sono passati ventisei anni e mancano all’appello “solo”
Hanneman e
Lombardo), il giudizio non potrà che migliorare.
Sia chiaro: ben difficilmente vi strapperete i capelli dalla gioia durante l’ascolto.
Nemmeno un
fan sfegatato come il sottoscritto, che avrà visto dal vivo i Nostri non meno di quindici volte, può esimersi dall’esprimere qualche perplessità:
- ho trovato la resa sonora piuttosto raffazzonata, afflitta da un impasto sonoro fangoso, chitarre spesso prive di nitidezza e doppia cassa sin troppo scoppiettante;
- la
setlist, ricca e soddisfacente nel complesso, indugia tuttavia in modo eccessivo sul (pur buono) ultimo
full “
Repentless”;
- definirei imprecisa (in alcuni casi nella metrica, in altri nell’intonazione) la resa canora di un
Araya senz’altro più in palla nelle esibizioni del 2018 e 2019. Peccato…
Al netto di quanto sopra, gli
Slayer rimangono pur sempre gli
Slayer, ossia una delle migliori
live band che la nostra musica prediletta abbia mai potuto vantare.
Essenziale come sempre, la compagine californiana macina brano su brano senza requie, orpelli o fronzoli di sorta, snocciolando una gragnuola sanguinolenta di schegge sonore impazzite che non potrà lasciare impassibili.
Questo è, prendere o lasciare.
Credo pertanto valga la pena mantenersi nel solco dell’essenzialità anche con la presente recensione: non vorrete mica che mi soffermi su gemme inestimabili del calibro di “
Mandatory Suicide”, "
Raining Blood”, “
Seasons in the Abyss” o “
War Ensemble”, vero?
In attesa del
blu ray (che dovrebbe giungere nelle mie bramose mani a stretto giro) il doppio cd / vinile “
The Repentless Killogy” rappresenta un lascito sì imperfetto, ma comunque più che apprezzabile… sempre che si riveli effettivamente un lascito -ormai credo più a dio che non agli annunci di scioglimento delle
band metal, e ho detto tutto-.
Chi vivrà vedrà.
In ogni caso, cari
Slayer, avete contribuito a rendere migliore la mia esistenza, e per questo vi porgo i miei più sentiti ringraziamenti.
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