Negli ultimi tempi i telegiornali e gli altri organi di informazione non hanno mancato di ricordarci come il Venezuela stia attraversando una profonda crisi economico-sociale ed istituzionale.
Eppure, a dispetto della sempre più scarsa disponibilità di risorse, qualcosa ancora si muove anche in ambito metal. Il duo che forma gli
Cthonica -
D.V. alle chitarre, basso e batteria e
H.K. alle vocals, noise, electronica nonché autore dei testi – ha dato alla luce un lavoro autoprodotto, casalingo nell’accezione positiva del termine, intitolato
“Typhomanteia: Sacred Triarchy of Spiritual Putrefaction” che ha incontrato il favore di alcune etichette impegnate seriamente nell’underground che ne hanno curato la distribuzione a seconda dei diversi formati (la
Caligari Records per le cassette, la
Sentient Ruin per la versione 2lp sul territorio americano).
Il contenuto di questo lungo – si parla di oltre cinquanta minuti di durata -
“Typhomanteia: Sacred Triarchy of Spiritual Putrefaction” è costituito da un grezzo ed oscuro blackened death metal in cui la mancanza di risorse adeguate per la sua realizzazione risulta essere un pregio invece di una tara.
Il disco è permeato di un malsano caos disturbante, dove non si fa nulla per mettere a proprio agio l’ascoltatore, rifiutando qualsiasi compromesso e desiderio di esser accolto affermando la propria esistenza nella devianza e nella avversione.
Le liriche parlano soprattutto dell’abisso che si cela nell’animo umano che portano ad un sempre più degrado spirituale ed infine a quella “putrefazione spirituale”, un manifesto delle intenzioni dichiarate già nel titolo dell’album.
Questo sound strisciante, che si rifà molto agli esordi della scena finlandese nel suo essere ronzante e caustico (merito va anche nell’uso di abbondanti elementi noise) però alla fine mostra il suo limite nell’estrema lunghezza delle tracce: va bene ricreare sonorità claustrofobiche, ma ci vuole poco a far perdere l’attenzione di chi ascolta.
Detto questo, gli
Cthonica alla fine riescono a portare a casa il loro obiettivo, portando la non-luce nel nostro stereo.
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