Copertina 6,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2006
Durata:53 min.
Etichetta:Gepek
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. FAITHLESS WHORE
  2. LIES
  3. HEARTS BEATING
  4. WAITING
  5. ONLY SOMETIMES
  6. NIGHTCLUBBING
  7. ALL MY BEST FRIENDS
  8. DELERIUM
  9. ALIVE AGAIN
  10. FREAK
  11. LULLABY OF HATE
  12. GUT FEELING

Line up

  • Stan Greenwood: guitars
  • Martin Henderson: drums
  • Roger "Trotwood" Nowell: bass
  • Yan "Karlheinz" Taylor: keyboards, sax
  • Claire: vocals

Voto medio utenti

“Sakura” rappresenta la prima testimonianza discografica della “nuova vita” dei britannici Skeletal Family, dopo i discreti fasti nell’ambito del panorama dark-wave durante gli anni ’80, lo scioglimento e la “rinascita”, con una formazione modificata, nell’anno 2002.
Poesia goth-dark visionaria, glaciale ed inquietante, ma capace anche di spigliatezze pop e la parte più malinconica e tenebrosa del punk, confluiscono nell’estetica “malata” e contraddittoria della new wave, tra sonorità cibernetiche, ossessioni ipnotiche e un pizzico di “autoindugenza”, solcando i dodici brani del disco e manifestando il legame assolutamente rigoroso tra il gruppo inglese e la scena che lo ha “partorito”, senza minimamente tentare di lacerare quel “cordone ombelicale” con una qualche forma d’aggiornamento.
Se da un lato questo comportamento è ammirevole, in quanto denota una certa integrità artistica, evitando di sfruttare in maniera troppo esplicita il periodo in cui l’industria del disco alternative mainstream (e il suo pubblico) sembra essere “affascinata” dalle sonorità post-punk-wave-dark (Franz Ferdinand, The Bravery, The Organ, The Cinematics, i bravissimi Interpol e parecchi altri) in versione “modernizzata”, dall’altro, proprio questa sua disciplina formale (e anche una qualche “aridità” inventiva, per la verità) difficilmente consentirà alla Famiglia di emergere in modo sostanziale, finendo, presumibilmente, per esercitare un’apprezzabile forza attrattiva solamente tra lo “zoccolo duro” dei fans della band o tra i veri “nostalgici” di quell’epopea.
In realtà, il principale problema, come già accennato, è la mancanza di un’autentica vivacità creativa nelle composizioni, la quale, alla fine, rende i brani pur senza difetti “irreparabili”, non straordinariamente appetibili.
Tra i più riusciti, senz’altro degni di menzione sono l’apertura affidata a “Faithless whore”, l’incalzante “Lies”, gli accenni pop-dark di “Hearts beating”, la vaporosa, sciamanica e sinistra “Delirium”, le languidezze di “Lullaby of hate” e la melodia paranoide di “Gut Feeling” (c’è qualcosa in questa traccia che mi ricorda le espressioni artistiche di un celebre quintetto di Akron nell’Ohio … a Voi scoprire di chi tratta!).
Non male, poi, lo scrupolo stilistico descritto in “All my best friends” e la cover di Iggy Pop, “Nightclubbing”, dall’atmosfera fumosa, seducente e distorta, proprio come quella del locale evocato nel titolo.
“Sakura” è, dunque, un lavoro molto intransigente, fedele, finanche nel taglio sonoro della produzione, alla stagione più esplosiva di quell’universo musicale poliedrico e sfaccettato, che fu definito, con un probabile rimando alla Nouvelle Vague del cinema francese, “nuova onda”, e non è affatto un disco brutto, ma ritengo che i suoi autori possano, anche senza abbandonare il loro “credo”, migliorare la loro prestazione dal punto di vista compositivo, incrementando in questo modo l’efficacia complessiva della proposta … speriamo che un mercato sin dalle fondamenta underground sempre più famelico ed esigente glielo consenta.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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