Oltre a rappresentare una sorta di “pietra angolare” nelle controverse vicende dei
live in Italia, il
Frontiers Rock Festival è diventato anche una cospicua fonte di brillanti produzioni discografiche, in grado di rievocare nella memoria dei presenti momenti straordinariamente emozionanti e di accrescere il “disappunto” degli assenti, consapevoli di aver mancato qualcosa d’importante.
Sensazioni particolarmente intense quando si tratta di commentare lo
show di una vera istituzione del
rock melodico sofisticato come la
Michael Thompson Band, che nemmeno lo
chick-rocker tricolore più ottimista e idealista avrebbe mai immaginato di vedere in azione su di un palco di Trezzo sull'Adda.
E invece eccoli qui,
Michael Thompson con la sua chitarra ricercata e incisiva,
Larry Antonino, col suo basso pulsante e l’efficace contrappunto corale,
Sergio Gonzalez a gestire con accuratezza i tamburi e
Guy Allison ad avvolgere nella seta delle tastiere ambientazioni fascinose e ammalianti.
E poi c’è
Larry King, quello che forse “rischiava” maggiormente, essendo chiamato, nella riproposizione dei brani del favoloso “
How long”, a non far rimpiangere un certo
Rick “Moon” Calhoun.
Ebbene,
King esce dalla proibitiva impresa da autentico vincitore, conferendo un carattere proprio a composizioni indelebilmente scolpite nei sensi di ogni appassionato del genere.
Un concerto da emozioni forti, insomma, trasferite piuttosto efficacemente su un supporto musicale (
Cd +
Dvd) che, dopo un primo fatale contatto, vi troverete facilmente a “consumare”, sia che vogliate assecondare un bel ricordo e sia che si tratti, invece, di affogare il rammarico in un cumulo di note raffinate ed emozionanti.
L’inestimabile “storia” del gruppo, delineata da “
Can’t miss”, “
Secret information”, dalla superba “
Wasteland” e dalla splendida “
Give love a chance” (gratificata da un
guitar-work da insegnare nelle scuole specializzate nell’insegnamento della melodia forbita …), viene così accostata con disinvoltura ai frammenti più recenti “
Love & beyond “, “
High times”, “
Save yourself” e “
Starting over”, a dimostrazione che anche nel frenetico logorio “dell’era moderna”, abilità tecniche, sensibilità, ispirazione e un’enorme forza comunicativa sono elementi distintivi e segni di assoluta eccellenza.
In tale contesto, la celebrazione dell’
hit epocale “
More then a feeling” dei Boston, effettuata con devozione e slancio, conferma il valore superiore della “bella musica”, a dispetto delle catalogazioni e dell’inesorabile trascorrere del tempo.
Regalarsi un’ora abbondante di pura delizia
cardio-uditiva è il consiglio spassionato che recapito ai lettori e con cui voglio chiudere le annotazioni relative a un evento “eccezionale”, un aggettivo che mi auguro di cuore non finisca per riguardare anche la sua irripetibilità.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?