“
On fire” è il debutto dei greci
Badd Kharma, ma se vi attendete dalla loro proposta i frequenti tentennamenti tipici delle
band all’esordio, rimarrete senz’altro “delusi”.
Il disco in questione, forse anche a causa della lunga gestazione (il gruppo si è formato nel 2013), ci riconsegna, infatti, una formazione molto competente e consapevole, assolutamente determinata nel rievocare le gesta di Rainbow,
Dio, Alcatrazz, Rising Force e
Axel Rudi Pell, senza dimenticare di aggiungere all’impasto sonico qualche suggestione melodica figlia di Eclipse ed Europe.
Il tutto assemblato in maniera piuttosto efficace, anche grazie a un cantante,
Nikos Syrakos, veramente dotato, in grado di far convivere nella sua ugola bagliori timbrici di
R.J. Dio,
Graham Bonnet e
Tom Englund.
Aggiungete due chitarre taglienti, sensibili e perentorie, affidate alla sapiente gestione di
Gregory Giarelis e
Manolis Tsigkos, una solida base ritmica, garantita dalla coppia
Tasos Ioannidis e
George Papazoglou, il tutto condito dalle ponderate integrazioni del tastierista
Dimitris Marinis, e otterrete un gradevolissimo esempio di
hard n’ heavy dal portamento prettamente epico - enfatico e altresì in grado di ben districarsi anche nelle situazioni di retaggio leggermente più “adulto”.
Il poderoso fraseggio di “
Never surrender” prepara adeguatamente l’astante a un ascolto infarcito di strutture armoniche incalzanti e
anthemiche, assicurato anche dalla successiva “
Land of the free” e da una “
Devil in you” che accentua ulteriormente la componente squisitamente
power & glory dell’opera.
Si continua con i barlumi di
metal neoclassico concessi a “
Still our man” e alla scattante “
Rise or fall”, mentre con “
On the edge” il clima diventa più melodrammatico e lirico, per poi tornare a essere solenne ed evocativo in “
Light in the dark”, forse complessivamente appena meno convincente degli episodi precedenti.
Il
mood incalzante e adescante di “
Break free” mescola U.F.O. e Kiss, l’elegiaca “
Fool’s parade” lambisce territori cari a
Gary Moore e “
Burning heart” “gonfia” con l’ausilio dei tasti d’avorio una linea melodica tanto “familiare” quanto ammaliante.
Ancora una terna di buonissime canzoni, che rispondono ai titoli di “
Lost in her eyes” (bello l’intermezzo acustico), “
Still unbroken” (dal
refrain veramente trionfante) e “
L.E.A.” (una ballata abbastanza ispirata), prima delle due “chicche” riservate al pubblico giapponese, a cui i
Badd Kharma evidentemente tengono particolarmente, viste le qualità della raffinata “
Living inside a dream” e dell’avvolgente “
I walk alone”, intrisa di tipico
feeling Whitesnake-
iano.
“
On fire” ha tutti i crismi per far accedere i
Badd Kharma al
gotha degli “emergenti” di valore del
rockrama europeo, interrompendo, per una volta, l’implacabile dominazione scandinava … Grecia
rulez!