Ok bambini, avete giocato e vi siete divertiti, ma adesso spostatevi, che sono arrivati i grandi.
"
Welcome to the Absurd Circus" è, qualora ce ne fosse bisogno, l'ennesima conferma che i
Labyrinth sono molto probabilmente la miglior metal band italiana degli ultimi settecentocinquantaquattro anni. Carismatici, potenti,
preparatissimi, riconoscibili a un chilometro di distanza: tutte le caratteristiche che fanno di una band un caposaldo. E questo disco non fa che confermare quanto vi vado dicendo.
Ma entriamo nel vivo. Corredato da una copertina che definire 'bruttina' è un eufemismo (mi ricorda irrimediabilmente quella di "Dance of Death" dei Maiden), l'album parte in quarta con "
The Absurd Circus", ed è già chiaro dove andremo a parare: power/prog benedetto dal cielo, il nuovo
Matt Peruzzi dietro le pelli che non fa prigionieri (e non ne farà per tutto l'album), un suono davvero ben curato, soprattutto per quanto riguarda il basso, e l'inconfondibile coppia
Cantarelli/Thorsen a pennellare un brano potente, melodico e ricercatissimo, su cui troneggia
EGLI.
Roberto Tiranti. Ci puoi mettere la firma al buio, quando si arriva con tanto lavoro e dedizione a perfezionare così tanto il proprio strumento, il risultato non può che essere eccellente. E Rob, supportato dai suoi compagni di merende, mette in piedi sin dalla prima traccia linee vocali ricercatissime, tanto 'non scontate' che mi ci sono voluti ben più di tre/quattro ascolti per 'decifrarle' tutte, ma è proprio lì che sta la grandezza di questo disco: è longevo, non ha fretta, ti aspetta e poi ti calcia in culo. Delicious.
L'album prosegue con la più canonica power/speed "
Live Today", che fa molto 'fan service' per i nostalgici dell'Heaven Denied, per poi rallentare e rilassarsi un po' nella più morbida "
One more last chance". Non fate il mio errore, non sottovalutate NIENTE in questo disco: le parti più distese e rilassate sono cesellate di fino, al pari della altre, con una ricchezza di particolari che rasenta il patologico... Lo dico soprattutto per le linee vocali, ma gli stacchi clean di Thorsen e Cantarelli sono ormai nei libri di storia del metallo, li riconoscerei a km di distanza, e anche quando
Nik Mazzucconi prende il fretless, fosse anche per 20 secondi... Ascoltate, e riascoltate, e riascoltate.
Qua e là c'è qualche brano un po' più canonico, ma WTTAS è infarcito di pezzi a dir poco deliziosi; i miei preferiti OGGI (domani cambieranno, cambiano in continuazione) sono: "
Den of Snakes" (bella pesa, solos da spellarsi le mani, il solito 'special' morbido che riconoscerei tra mille), "
The Unexpected" (una bombaccia power/speed clamorosa, con una intro mostruosa del 'solito' Peruzzi alla batteria), "
Sleepwalker" (la migiore del disco per me, moderna, melodica, un distillato di Classe) e la conclusiva "
Finally Free", una sberla power con una ridda di assoli da brividi. Per non parlare della meravigliosa cover degli Ultravox di Midge Ure...
Niente, ho scritto per un'ora e ancora non sono riuscito a trasmettervi le mille sfaccettature di un album che, come solo i grandi albums sanno fare, ha bisogno di tempo per crescere e rivelare l'enorme, enorme lavoro che c'è dietro. E non vi ho ancora detto una parola sui testi, sulla critica alla società e al mondo assurdo in cui viviamo oggi (qui sento la penna di Olaf lontano un miglio, mi sbaglierò...) che lo rende praticamente un concept... Ma potrei continuare per ore. COMPRATELO. ASCOLTATELO. Questa volta non è un consiglio da recensore, questa volta è un ordine.