"Deathrock" è la definizione preferita dai finlandesi
Black Totem per descrivere la propria miscela stilistica costituita da scampoli di garage, hard, dirty-blues, dark'n'roll, punk ed atmosfere horror-movie. In pratica un frullato di Cramps, Misfits, The Stooges, The Hellacopters, rivestito di attitudine metallica ottantiana.
Il secondo album del quartetto di Turku conferma le buone impressioni generate all'esordio, con un passo avanti nella definizione del songwriting e nella cura dei dettagli. Quello che non cambia è l'energia sudata ed adrenalinica sprigionata dalla band, una sorta di "biker-music" rissaiola rivestita di una patina doomy più scenografica che reale.
Brani ficcanti, ruvidi, orecchiabili, molto attenti sia agli aspetti energici che alla dimensione catchy. Rauchi raw-blues cantati alla Glenn Danzig ("
The devil", "
Backyard corpse blues") si alternano a rock stradaioli in stile scandinavo con una patina di atmosfera licantropica ("
Begone vampire", "
Welcome Lucifer"). Roba semplice, diretta, sporca, da "party all night long", ma ben delineata in tutte le sue parti. Spesso la voce leggermente dark di
Spit Poison si alterna con quella più gentile della bassista
Wera Wolf ("
1990's") e l'effetto risulta davvero piacevole, in altri momenti prevale una forte venatura garage-punk ("
Black nekro gloves") ben incazzata e selvaggia.
Un album grezzo, tagliente, ben equilibrato tra passaggi testosteronici e sviluppi Misfits-iani sinistri e torbidi ("
Bloodstained owl"). Buona ventata di energia e freschezza dirty-hard, che coglie il proprio obiettivo e merita la dovuta attenzione.
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